Le quotazioni del rame sono destinate a raggiungere livelli record nel 2023. Trader e analisti sembrano concordi nell'affermare che il rimbalzo della domanda cinese e le scorte basse potrebbero determinare un'impennata dei prezzi. Attualmente i future a tre mesi sulla materia prima scambiano a 9.000 dollari a tonnellata, avendo guadagnato circa il 30% dal livello più basso in seguito allo scoppio della guerra Russia-Ucraina.
Con l'apertura del conflitto, gli investitori hanno temuto che la crisi energetica e la corrispondente risalita dei prezzi di gas e petrolio avrebbe impattato negativamente sulla domanda dei metalli. Successivamente, le aspettative di una ripresa economica in Cina, avvalorata dalla riapertura dopo i blocchi Covid-19, hanno spinto in alto i prezzi del rame. Il metallo rosso è molto richiesto nei periodi in cui l'economia gira, grazie alle sue grandi applicazioni in svariati settori industriali.
Rame: analisti e investitori vedono i prezzi salire
A puntare sul rame vi è il più grande operatore commerciale del mondo nel settore, Trafigura. Kostas Bintas, co-responsabile dei metalli e dei minerali dell'azienda con sede a Singapore, ha affermato che i prezzi del rame supereranno il picco di marzo 2022 a 10.845 dollari a tonnellata, avviandosi verso i 12.000 dollari. "Penso che sia molto probabile che nei prossimi 12 mesi vedremo un nuovo massimo", ha detto, considerando il rame qualcosa di cui "il mondo intero ha bisogno".
A giudizio di Goldman Sachs, le scorte di rame visibili saranno esaurite entro il terzo trimestre di quest'anno, con la domanda cinese che avanzerà con la stessa forza attuale. Secondo i dati raccolti dalla banca americana, la richiesta dalla Cina di rame è cresciuta a febbraio del 13% anno su anno. Per questo, le previsioni di prezzo dell'istituto finanziario ora sono di 10.500 dollari a tonnellata nel breve termine e di 15.000 dollari entro il 2025. "Le prospettive future sono straordinariamente positive", ha dichiarato Jeffrey Currie, responsabile globale della ricerca sulle materie prime di Goldman Sachs.
L'esperto fa un paragone con il petrolio dei primi anni del millennio, quando il divario tra la domanda e l'offerta ha portato il Brent a salire da 20 dollari a quasi 150 dollari al barile. Lo stesso deficit di offerta, che per il rame è stimato al 15%, potrebbe portare in alto le quotazioni. "Come il petrolio negli anni 2000, devi assolutamente amare il rame negli anni 2020", ha dichiarato Currie.
Alcuni analisti mettono anche in luce il fatto che i prezzi del rame non riescono a riflettere abbastanza le aspettative del mercato sui deficit di offerta. E quando il gap verrà assorbito dalle quotazioni, si potrà vedere una crescita sostenuta delle stesse. "I prezzi attuali non riflettono pienamente l'anticipazione degli shock della domanda e dell'offerta in futuro e le materie prime prezzano il presente più del futuro", ha affermato Guillaume de Dardel, responsabile dei metalli di transizione energetica presso Mercuria, società di trading con sede in Svizzera.
Un altro aspetto da considerare è l'utilizzo del rame nell'ambito della transizione energetica, vista la grande quantità di metallo usata per distribuire elettricità su distanze lunghe dai parchi eolici e solari. In questo, un grande contributo è stato dato dalle politiche industriali di green energy sia degli Stati Uniti che dell'Europa. Sulla base delle stime di S&P Global, entro il 2030 verranno consumate 40 milioni di tonnellate di rame all'anno, dai 25 milioni del 2021.