Il 2020 è stato un anno particolare per le commodities. Il crollo dei prezzi del petrolio ad aprile, soltanto per fare un esempio, ha tenuto con il fiato sospeso l’intero mercato e ha messo alla prova i nervi di trader e investitori.
D’altra parte, un’altra materia prima si è fatta notare in termini di rialzo: l’oro è andato a toccare i massimi storici, aggiornando prezzi che non si vedevano dal 2012 grazie alla spinta data dalla crisi economica derivante dalla pandemia di Coronavirus.
Commodity: la classifica 2020 delle performance
Quest’anno l’oro e il petrolio sono state le due commodity maggiormente sotto la lente dei grandi e piccoli investitori. Eppure non sono le sole ad aver registrato performance importanti in un senso e nell’altro e non sono nemmeno state rispettivamente la migliore e la peggiore in termini di rendimenti.
Leggendo giornali o siti specializzati, gli investitori meno attenti potrebbero essere caduti in un tranello qualora non avessero monitorato e analizzato i dati: pensare che l'oro sia stata la commodity che meglio ha performato nel 2020. Ma non è così. Dalla tabella che trovate sotto potete notare come nel complesso si può notare come la maggior parte delle materie prime ha chiuso il 2020 in territorio positivo, battendo il benchmark, il CRB Index, che viceversa da inizio anno ha perso oltre 10 punti percentuali. A pesare i prezzi da discesa dei prezzi di caffè, riso grezzo, carni e tutti gli energetici (benzina, petrolio e gasolio).
Ma quindi quali sono le tre migliori materie prime del 2020? A sorpresa il legname (93,84%), l’argento (45,82%) e la farina di soia (40,25%). Vediamo quindi nel dettaglio come si sono comportate le varie materie prime nel 2020 e perché. Ecco la classifica dal migliore al peggiore:
N° |
Materie prime |
Performance 2020 |
|
CRB Index |
-10,64% |
1 |
Legname |
93,84% |
2 |
Argento |
45,82% |
3 |
Farina di soia |
40,25% |
4 |
Semi di Soia |
36,70% |
5 |
Succo d'arancia |
29,63% |
6 |
Rame |
26,36% |
7 |
Palladio |
22,81% |
8 |
Zinco |
21,63% |
9 |
Oro |
21,47% |
10 |
Mais |
20,05% |
11 |
Olio Di Soia |
19,83% |
12 |
Nichel |
19,21% |
13 |
Stagno |
17,79% |
14 |
Avena |
16,54% |
15 |
Cotone N.2 |
12,18% |
16 |
Zucchero N.11 |
11,92% |
17 |
Alluminio |
11,90% |
18 |
Gas naturale |
11,28% |
19 |
Frumento |
10,52% |
20 |
Platino |
10,33% |
21 |
Piombo |
2,97% |
22 |
Caffè (Robusta) |
2,45% |
23 |
Cacao |
0,69% |
24 |
Bovini da ingrasso |
-2,91% |
25 |
Caffè C |
-3,56% |
26 |
Riso Grezzo |
-4,96% |
27 |
Carne di maiale |
-5,68% |
28 |
Bovini Adulti |
-8,18% |
29 |
Benzina RBOB |
-18,68% |
30 |
Petrolio Greggio |
-21,80% |
31 |
Petrolio Brent |
-22,64% |
32 |
Gasolio |
-26,84% |
33 |
Gasolio di Londra |
-30,80% |
Performance delle principali materie prime nel 2020 (Fonte: Elaborazione Ufficio Studi investire.biz)
Focus sulle 3 migliori materie prime del 2020
L'analisi dei dati mostra dunque i tre vincitori del 2020: legname, argento e farina. Ma per quali motivi l'attenzione degli investitori si è focalizzata su queste commodity? Vediamolo.
Per quanto riguarda il legname, l’attività edilizia e altri settori che utilizzano il legno sono tornati ai livelli pre-crisi dopo i primi lockdown del 2020, quando molte segherie sono rimaste chiuse o gestite al di sotto della capacità e hanno visto le scorte scendere a livelli critici. La situazione sta influenzando tutti i settori del legno, compreso quello dei pallet e degli imballaggi e il trend positivo potrebbe continuare vista la positività fronte vaccini.
In seconda posizione l’argento (45,82%) che ha fatto molto meglio dell’oro quest’anno, contrariamente a quanto pensano molti. Lo si può banalmente notare dal Gold/Silver ratio tornato ai livelli del 2016 in area 70 dollari, dopo il picco in area 123 dollari segnato a marzo 2020. L’argento ha seguito il rialzo dell’oro dopo che la Fed ha lanciato i suoi stimoli fiscali nel bel mezzo della crisi economica dovuta alla pandemia di coronavirus. Anche se l’oro può proteggere dall’inflazione, l’argento al momento offre molto di più agli investitori ed è maggiormente usato in diversi settori industriali. Inoltre, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è impegnato a combattere i cambiamenti climatici con l’energia solare ed eolica, tutte cose che richiedono argento.
Per quanto riguarda la farina di soia (40,25%), le quotazioni proseguono la loro crescita trainate dal ritmo sostenuto con cui la Cina continua ad approvvigionarsi sui mercati esteri, Stati Uniti in primis, e dai problemi di deficit idrico che hanno rallentato le semine in Brasile, causati dal fenomeno meteorologico de La Niña.
La nazione asiatica ha acquistato 126mila tonnellate di soia per la spedizione dopo il 1° settembre, l'inizio della prossima campagna di commercializzazione, come hanno mostrato i dati del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti.
Il clima secco, che ha minacciato le prospettive di resa in Sud America, ha potenzialmente limitato le scorte disponibili e questo potrebbe aver indotto la Cina ad anticipare gli acquisti dagli USA. Secondo le dichiarazioni rilasciate da un dirigente della controllata statale cinese COFCO, nel 2021 la Cina dovrebbe importare un quantitativo di soia pari ad oltre 100 milioni di tonnellate, un record storico determinato dalla maggior necessità di prodotto a fini dell’alimentazione animale nel processo di ricostruzione degli allevamenti di maiali decimati a causa della peste suina.
Materie prime: attenzione nel 2021
Nei portafogli di molti investitori spesso mancano esposizioni alle materie prime, nonostante questa sia un’asset class in grado di offrire un universo d'investimento variegato e liquido e rappresenti una fonte di diversificazione alternativa ad azioni e obbligazioni.
La classe d'investimento, che comprende settori come energia, metalli industriali e preziosi, beni agricoli e bestiame, è costituita da una serie di mercati le cui dinamiche di domanda e offerta sono diverse e le correlazioni tra i rendimenti medi del settore sono state vicine allo zero negli ultimi 20 anni.
Inoltre, le commodities hanno anche storicamente avuto basse correlazioni con azioni e obbligazioni, il che le rende una preziosa fonte di diversificazione per il proprio portafoglio. Anche le Banche centrali guardano con grande attenzione le materie prime poiché un aumento di questo comparto si ripercuote direttamente sull’inflazione complessiva. Il governatore della FED, Jerome Powell, ha affermato che la Banca centrale USA non ha intenzione di alzare il costo del denaro almeno fino al 2023 e questa pausa nel ciclo di rialzi dei tassi di interesse potrebbe fornire slancio all’intero settore.
Questo scenario potrebbe creare incertezza in particolare sulle obbligazioni nominali, ossia quelle non indicizzate al carovita. Un caso a parte è invece l’area euro che resta alle prese con aspettative sull’inflazione in calo, un nodo che costringerà la BCE a formulare una strategia più adatta a questo contesto.