Alla fine è successo. L'EUR/USD ha formalizzato l’inversione di tendenza tentata qualche settimana fa e lo ha fatto in modo netto e decisivo. Il dato sull’inflazione americana più bassa delle attese fa pensare ad una FED meno aggressiva a dicembre e infatti i futures sui tassi vedono al massimo in 50 punti base il rialzo del costo del denaro nell’ultimo meeting dell’anno. L’asincronia tra una FED che comincia ad alleggerire la pressione sui tassi grazie a prezzi al consumo in rallentamento, e una BCE costretta a fronteggiare ancora per un po' una dinamica inflattiva più orientata verso l’alto, favorisce in prospettiva l’euro.
La chiusura della scorsa settimana dell'EUR/USD è andata nella direzione di confermare quella violazione di resistenze posizionate in area 1,025 che solo poco tempo fa avevamo definito come decisive, almeno secondo la tecnica delle Ichimoku Cloud. A questo punto è possibile che l’allungo dell’euro fino a 1,05/1,06 prenda corpo prima del meeting FED di metà dicembre con il dato di inflazione che curiosamente verrà pubblicato proprio il giorno prima dell’evento.
Semaforo verde per l'EUR/USD, oro atteso sopra 1.800
Come si vede dal grafico non solo le cloud sono state violate al rialzo, ma la conferma definitiva dell’avvenuta inversione è arrivata da una lagging line che a sua volta ha bucato le “nuvole”. Quindi per EUR/USD semaforo verde, ma c’è un altro asset che sembra segnalare un periodo di tassi di interesse reali in contrazione. Questo si chiama oro.
Anche in questo caso analizzare il grafico è d’aiuto perché dimostra come le intenzioni del mercato sono per un apprezzamento ulteriore del metallo giallo. La formalizzazione del doppio minimo di 1.615 dollari l’oncia realizzata tra settembre e novembre sposta l’obiettivo almeno in area 1.810/1.830 dollari dove troviamo il massimo di agosto, ma anche il 50% di ritracciamento di tutto il ribasso cominciato a marzo. Paradossale da pensare, ma proprio quando la guerra in Ucraina cominciava, quello che doveva essere l’investimento in grado di proteggere l’investitore dalle tensione geopolitche in realtà ha fatto l’opposto. E le cause si chiamano tassi reali americani tornati positivi (rendendo quindi più interessante investire in obbligazioni che in oro privo di cedola) e dollaro forte.
Luce verde sull’oro che dovrebbe vivere un finale di anno all’insegna del rialzo favorendo quindi ulteriori limature sul dollaro americano (almeno fino al FOMC) e di conseguenza un tono più disteso su quei mercati azionari che hanno vissuto un 2022 non certamente facile.
Siamo naturalmente nel campo delle ipotesi e i più attenti osservatori stanno facendo notare che lo S&P500 è entrato proprio ora nell’orbita delle medie mobili a 200 giorni. Quindi prudenza, anche perché le politiche monetarie delle banche centrali sono “data dipendenti”; basterà qualche dato macro eccessivamente positivo per rimettere tutto in discussione. Ma per adesso il mercato sembra avere una grande voglia di ottimismo.