Il Permanent Portfolio rappresenta uno di quei modelli di portafoglio apprezzati e controversi allo stesso tempo. La sua “decisa” esposizione verso quattro asset class di investimento rende il Permanent facile da replicare ma soggetto a critiche in certe fasi di mercato. La semplicità è una delle sue caratteristiche peculiari e l’unica attività che dovrà porre in essere l’investitore durante il periodo dell’investimento è il ribilanciamento dei pesi delle quattro asset class.
Mi sono già occupato in diverse occasioni del Permanent Portfolio. In questo articolo " Asset allocation: Permanent Portfolio per investitori italiani" ho cercato di riadattare il Permanent originale per renderlo “praticabile” da parte di un investitore europeo con ETF armonizzati quotati.
Essendo la versione originale del Permanent incentrata su asset esclusivamente americani non è stato comunque difficile trovare il “clone” europeo vista la semplicità dell’allocazione.
In questo articolo, e nei prossimi che verranno dedicati ad altre best portfolio della consulenza americana, voglio però fare un passo aggiuntivo e verificare con dei back test quanto il Permanent “europeo” è stato migliore (o peggiore) nella performance e nel rischio rispetto ad un tradizionale bilanciato azioni/obbligazioni internazionale.
Lo “storico” Permanent Portfolio inventato da Harry Brown è così composto:
- 25% Azionario America;
- 25% Treasury Lungo Termine;
- 25% Treasury Breve Termine
- 25% Oro.
Il portafoglio deve avere motori funzionanti in ogni fase del mercato. L'azionario è adatto a sfruttare le fasi di crescita economica e degli utili, la liquidità come protezione per le fasi recessive mentre oro ed obbligazionario lungo termine sono utile per fronteggiare scenari di rallentamento e/o recessione mantenendo il passo dell’inflazione. Possiamo dire che il caso scuola è proprio quello degli ultimi anni.
Permanent Portfolio: attenzione alle fasi di prolungata crescita dei mercati
La versione “italiana” che avevo costruito nell’articolo segnalato nel link era leggermente diversa negli ETF; sono stato costretto a riadattatarlo leggermente per avere uno storico di 10 anni sul quale condurre il back test. Ecco la lista degli ETF:
- 25% ETF Vanguard Ftse All World;
- 25% iShares Global Government Bond;
- 25%: iShares Euro Government Bond 1-3y;
- 25% Invesco Physical Gold.
Le ipotesi sono quelle di partenza con capitale da 100 mila euro e ribilanciamento annuali nel periodo 2012-2022. Il portafoglio globale 50/50 è rappresentato da due degli stessi fondi presenti nel Permanent. Il Vanguard Ftse All World rappresenta l’azionario globale. iShares Global Government Bond rappresenta l’obbligazionario globale. Ho associato l’oro per ovvie caratteristiche di volatilità alla componente azionaria.
Ecco i risultati.
Il Permanent esce perdente da questa sfida con quasi 1,4% di sottoperformance annua, il che tradotto in euro significa oltre 4.100 euro complessivi di minor capitale accumulato dall’investitore che ha preferito questo portafoglio. A vantaggio del Permanent la minore volatilità, sempre misurabile in circa 1,4%. Non a caso la Sharpe Ratio è praticamente identico con 0,96 per il 50/50 contro 0,94 del Permanent. Volatilità minore del Permanent che viene certificata proprio dal drawdown del 2022.
Mentre il 50/50 ha collezionato la sua peggior performance mensile degli ultimi 10 anni (-12,8%), il Permanent ha fermato il suo calo a -6,7%, quasi la metà. Tra l’altro non è questo il peggior calo dell’ultima decade registrato dal Permanent (nel 2013 -8,4%).
La protezione dell’oro e soprattutto della componente obbligazionaria a breve termine dimostra la capacità del Permanent di essere un portafoglio di investimento meno rischioso rispetto ad un tradizionale bilanciato. Superiore anche la capacità di arginare i datti provocati dall’inflazione.
Allo stesso tempo comprendiamo da questa analisi, che comunque incorpora un paio di bear market e diverse correzione tra il 10%-20%, che le fasi di prolungata crescita dei mercati non rappresentano il terreno ideale per il Permanent Portfolio. L’investitore italiano ha adesso un quadro più chiaro se abbracciare o meno la filosofia del Permanent.