Investire in Europa con ETF è relativamente semplice con un’offerta molto ricca di prodotti. Esiste però anche la possibilità di puntare su un singolo Paese del Vecchio Continente. Per questo ho deciso di verificare quale zona dell’Europa ha fornito i ritorni più alti al singolo investitore in ETF negli ultimi anni.
Oggi sono disponibili sul mercato ETF che investono in quasi tutti i principali mercati azionari europei. Germania, Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna sono solo alcuni dei paesi scambiabili sul mercato europeo degli ETF. Per alcuni, come ad esempio la Gran Bretagna e la Svizzera, il rischio valutario ha la sua importanza. Per altri è neutro. Per effettuare un confronto complessivo ho deciso di prendere come riferimento l’ETF iShares Msci Europe.
Il confronto è stato fatto sui 3 e 5 anni per comprendere anche il bear market Covid del 2020 e la correzione di fine 2018. Ecco i risultati.
Performance decisamente positive per le borse scandinave
La performance di un ETF azionario europeo negli ultimi 3 anni è stata positiva del 10%. Chi ha sovraperformato sono state le borse scandinave (+30% Xtrackers Msci Nordic), la borsa olandese (+20% con VanEck Aex), quella francese e quella svizzera (+15% Lyxor Cac40 e Xtrackers Swiss Large Cap).
Peggio della media hanno fatto la borsa italiana (+8% Lyxor Ftse Mib), la borsa inglese (+6% iShares Ftse100), quella tedesca (iShares Dax +3%) e chiude quella spagnola con un -7% (Amundi Msci Spain).
Equilibri che non cambiano a distanza di 5 anni. La borsa europea ha realizzato una performance del 25% e le migliori, ovvero le borse scandinave (il blocco Svezia, Danimarca e, Finlandia e Norvegia), hanno raddoppiato la performance. Borsa italiana sempre molto vicina alla media e Spagna sempre unica nota stonata.
La diversificazione abbassa il rischio e questo lo capiamo osservando il dato di volatilità a 3 anni. L’indice Msci Europe ha avuto una volatilità del 20%. Solo la borsa svizzera ha fatto meglio con il 16%. Tutti gli altri indici hanno mostrato valori di rischio più alti con la borsa italiana che ha toccato il top di volatilità a 26%.
Borse scandinave: le chiavi del successo
Oltre ad una componente valutaria ciò che ha inciso nella overperformance, quella settoriale ha avuto un ruolo rilevante per le borse scandinave ma non solo. Farmaceutici e industriali coprono oltre il 35% del paniere dell’ETF. I finanziari rappresentano poco più del 10%. Esattamente l’opposto dell’ETF di Amundi che investe in Spagna. In questo caso i finanziari da soli rappresentano un terzo del paniere complessivo del portafoglio. E questa zavorra ha pesato parecchio nel risultato finale.
Altra grande delusione dell’ultimo triennio è stata quella della borsa tedesca. Qui la guerra e gli effetti sulla crescita economica hanno pesato soprattutto nell’ultimo anno. Il peso importante del settore industriale (18%) ha rappresentato un fardello importante sulla performance.
In termini di rapporto tra rendimento e rischio la borsa svizzera spicca decisamente. Bassa volatilità e ottima performance aiutata anche dalla rivalutazione del franco. E qui scopriamo che il motivo della overperformance delle borse scandinave è presente anche sul mercato svizzero. Quel 40% di società legate alla cura della persona (health care) presenti nel listino elvetico ha fatto decisamente la differenza negli ultimi 3 e 5 anni di mercati europei. Se il prossimo lustro sarà quello dei finanziari allora Madrid e Milano avranno la loro rivincita. Se prevarrà il settore industriale Germania e ancora paesi nordici potrebbe essere scelte vincenti in termini relativi.