Se si guarda alle aziende a piccola capitalizzazione inglesi, si nota come queste presentino un rapporto tra prezzo e utili inferiore a 10. In questo momento, tali società sembrano essere un’occasione interessante viste le valutazioni raggiunte dopo un’annata in bear market.
Le recenti dimissioni di Boris Johnson accendono il faro sulla Gran Bretagna e sulla possibilità che un nuovo Primo Ministro (o nuove elezioni) si vada ad insediare a Downing Street con relativo cambio di politica economica. Varieranno forse a questo punto le carte in tavola anche per quanto riguarda la Brexit? Siamo sicuri che non si possa riaprire un clamoroso passo indietro dopo che gli inglesi hanno sperimentato sulla loro pelle cosa sta significando stare fuori dall’Eurozona?
Il deficit delle partite correnti è uno dei peggiori tra i Paesi sviluppati e sfiora il 5% del PIL. Con l’assenza di manodopera sul mercato del lavoro, i salari e l'inflazione hanno registrato incrementi tra i più alti in Europa avendo toccato quota 10%. I tassi risultano in salita anche per il resto dell’anno con tutte le conseguenze del caso per gli indebitati inglesi.
Small cap inglesi: come investire con gli ETF
In attesa di capire come evolverà il quadro politico non possiamo però ignorare la pessima performance delle small cap britanniche. La differenza da inizio anno rispetto all’indice delle Large Cap, FTSE 100, è impressionante. Mentre il paniere principale si aggira sulla parità, le piccole e medie imprese inglesi perdono oltre il 20%.
Politica monetaria e Brexit stanno danneggiando soprattutto il tessuto economico interno del Paese. La società iShares offre sul mercato italiano un ETF che replica l’indice MSCI UK Small Caps. Già detto delle valutazioni molto interessanti (aggiungiamo anche un rapporto tra prezzo e valore di libro di 1,2), la capitalizzazione di questo ETF nato nel 2009 è sufficiente per garantire una adeguata liquidità (oltre 200 milioni di euro).
Il primo elemento degno di nota che salta all’occhio confrontando questo strumento con quello indicizzato al più celebre FTSE 100 è la diversa composizione settoriale. In quest'ultimo le società impegnate nei beni di consumo, i finanziari e gli energetici occupano i primi tre posti con il 40% del portafoglio.
Nell’indice small cap solo i finanziari stanno sul podio con un peso del 15%, mentre gli industriali rappresentano il tassello più importante con il 22%, al terzo posto le società operative nel settore dei beni discrezionali. Il costo dell’ETF di 0,59% si riflette anche nella tracking difference rispetto al benchmark che negli ultimi due anni è stata esattamente pari ai costi.
Small cap inglesi e dell'Eurozona: chi ha fatto meglio?
Rispetto alle small cap dell’Eurozona come è andata? Nonostante una sterlina che non ha perso terreno in questi mesi, le small cap inglesi hanno sottoperformato quelle europee di 5 punti percentuali abbondanti. Il nuovo Governo inglese che verrà dovrà affrontare sfide complesse e rinvigorire una economia interna che sta un po' battendo in testa.
Se le politiche economiche favoriranno la domanda interna chiaramente il settore delle piccole capitalizzazioni potrebbe trarre un grande beneficio dopo una prima parte di 2022 non esaltante. Le valutazioni sono tutte dalla parte di questo indice.