Difficile pensare al lusso in una fase economica come quella attuale, dove gli obiettivi di breve termine sono i vaccini e la sconfitta della pandemia. Eppure il settore è stato uno dei più veloci ed incisivi nel recuperare le perdite di 1 anno fa.
L’indice S&P Global Luxury oggi sfiora il 140% di rialzo da quel drammatico minimo di marzo 2020 con la recente correzione vista nel mondo emergente che sembra aprire una nuova possibilità di ingresso. Il paniere è composto da 80 tra le maggiori società quotate attive della produzione o nella distribuzione di beni di lusso o nella fornitura di servizi connessi. Il listino è facilmente replicabile tramite un ETF del quale vado ad elencare le principali caratteristiche.
Investire nel lusso con gli ETF
L’Amundi S&P Global Luxury (LU1681048630) con spese correnti di 0,25% offre sul mercato quotato italiano un ETF a replica sintetica con asset under management ben superiore ai 100 milioni di euro. Spettacolari le performance a 1, 3 e 5 anni se confrontate con un indice azionario globale come quello replicato da iShares MSCI World. Per il lusso la sequenza di performance segna +44%, +64% e +107% contro +14%, +40%, +68% del World (dati al 5 marzo 2021).
Una sovraperformance che conferma la preferenza per il mercato per un settore certamente legato all’andamento del ciclo economico soprattutto in quel mondo emergente che negli ultimi anni si è rivelato un bacino di domanda enorme. Il portafoglio di investimento è molto concentrato (se vogliamo questo non è un punto di forza). I primi 10 titoli fanno il 57% dell’intero portafoglio con Tesla e LVMH che insieme fanno il 20% dello stesso.
La presenza di Tesla già di per sé spiega il perché questo ETF ha una volatilità particolarmente elevata. Nell’ultimo anno la volatilità annua è risultata pari al 33% contro il 28% di un più tradizionale MSCI World. Tra le altre società del paniere ricordiamo Kering, Richemont, Daimler, Hermes e Pernot Ricard tanto per citare alcuni nomi di prestigio.
Andando alla ripartizione per Paese, come spesso accade per i fondi globali, gli Stati Uniti fanno la parte del leone con il 40% del peso seguiti da una Nazione tradizionalmente culla del lusso come la Francia, rappresentata al 22%. Anche l’Italia trova il suo spazio con un peso percentuale del 5%.
I multipli del settore sono ovviamente molto “growth”. Non tutte le società fanno utili, ma il price earning delle società in nero è del 37% stimato per i prossimi 12 mesi. Il price to book value sfiora 4 e il dividend yield è inferiore a 1%.
Per chi crede in una robusta ripresa economica nel mondo emergente il tassello del lusso appare interessante per assecondare questa nuova fase, con l’ETF di Amundi la replica sembra possibile a discrete condizioni di tracking difference tra indice e ETF. Meno di 1 punto sulla base dei dati degli ultimi 12 mesi.