Costruire una casa “green” con alti livelli di ecocompatibilità ambientale sembra ormai essere la prima cosa alla quale pensano ingegneri e architetti quando progettano e costruiscono immobili. Le innovazioni tecnologiche combinate agli elevati costi dell’energia rendono la questione sempre più pressante. La domanda e l’offerta di materiali stanno subendo in questi mesi pressioni molto forti a causa dell’aumento nei prezzi delle materie prime e lo stesso rialzo dei tassi di interesse non fa bene ad un settore da sempre sensibile al costo del denaro vista la necessità di attingere a ingenti finanziamenti soprattutto dal sistema bancario.
Il mondo finanziario si adegua e continua a sfornare a getto continuo prodotti che vedono la sostenibilità protagonista, con gli ETF che sono uno specchio fedele delle dinamiche di mercato. In questi giorni, è stato emesso un nuovo prodotto a replica passiva di BNP Paribas che replica l’indice EPRA Nareit Global Developed Green: un fondo passivo che investe nel mondo REIT ma con anima verde.
Come recita il KIID “l'Indice è costituito da azioni immobiliari quotate nelle borse di tutto il mondo e REIT delle seguenti regioni: Nord America, Paesi europei le cui economie sono reputate sviluppate, Giappone e Paesi della regione Asia-Pacifico (escluso il Giappone) aventi ottime caratteristiche di sostenibilità, basate su tre considerazioni di investimento sostenibile: certificazione Green Building, dati sull'utilizzo dell'energia e sulle emissioni di carbonio, mirando, al rispetto degli obiettivi dell'indice Climate Transition Benchmark (CTB), ovvero di riduzione dell'intensità di carbonio di almeno il 30% rispetto allo spettro iniziale di investimenti ammissibili nonché il conseguimento di un ulteriore obiettivo di riduzione delle emissioni di carbonio pari almeno al 7% annuo, in base a quanto stabilito nel quadro normativo del regolamento europeo sugli indici di riferimento”.
Investire nel settore immobiliare green con gli ETF: ecco come fare
La prima domanda che sorge spontanea è se investire in un fondo real estate green ha prodotto negli anni del valore aggiunto rispetto ad un fondo standard. La risposta arriva dal factsheet e ci dice che negli ultimi 5 anni il differenziale è di appena 1,4% a favore dell’ETF non green.
Un punto a favore di questo ETF "verde" a replica fisica (con un costo dello 0,4% annuale) è la numerosità delle società presenti (oltre 300) con un peso delle prime 10 di circa il 30%. Il dividend yield superiore al 3,5% è un altro elemento interessante per l’investitore cassettista. A livello geografico gli Stati Uniti dominano con il 60% di peso seguiti da Giappone al 10% e Hong Kong al 5%.
Ben diversificata anche la composizione settoriale: sono ben 11 i sottosettori presenti con residenziale, commerciale e industriale che occupano circa il 13% di peso ciascuno. Prologis la società più pesata con il 6% seguita da Ventas e Equity Residential al 4%. Se finora l’investimento in Borsa nel settore real estate/REIT sembrava essere rimasto un po' ai margini dei temi verdi e sostenibili, adesso è possibile coprire questa importante asset class con un ETF che fa proprio di questi principi la sua politica di gestione fondante. I risultati del passato ci dicono che le differenze di performance non sono eclatanti, ma l’ambiente ringrazia.