Mentre gli investitori del mondo emergente hanno assunto posizioni massicce sull’azionario cinese, ci sono borse locali snobbate dai più che stanno sorprendendo in positivo. Se infatti l'indice di Borsa cinese CSI 300 ha perso diversi punti percentuali in poco meno di un mese a causa della volatilità sui bond americani che a catena ha zavorrato le società più growth e legate alla tecnologia, la borsa di Ryad è uscita da un torpore che andava avanti da tanto tempo.
Ovviamente l’Arabia Saudita sta godendo del ritorno dirompente del prezzo del petrolio tornato a sfiorare i 70 dollari al barile prima del ritracciamento negli ultimi giorni. Ma anche la rotazione settoriale che sta guidando i gestori equity ha le sue responsabilità. In tempo di ESG presente ovunque, stupisce come uno dei più grandi produttori al mondo di carburanti fossili possa essere stato rivalutato così velocemente dimenticando in fretta il ranking di sostenibilità.
ETF: come investire nella Borsa araba
Quello della Borsa araba è un recupero che ancora non colma il divario di quasi 30 punti percentuali che la distanzia dall'indice MSCI Emerging Market negli ultimi 6 anni. Esiste la possibilità di investire in Arabia Saudita con un ETF di iShares quotato a Francoforte e Londra, l’iShares MSCI Saudi Arabia Capped con ISIN IE00BJ5JPJ87.
La strategia dell’ETF è quella di investire replicando l'MSCI Saudi Arabia 20/35. L'indice copre circa l'85 per cento del mercato. La posizione più ampia nell'indice è limitata con una ponderazione del 35%. Tutte le altre società nell'indice sono limitate al 20%. Il Tadawulk All Share Index, la Borsa araba, è tornato ai massimi dal 2015 con un rally superiore al 35% in 1 anno, il quale ha portato il listino ben al di sopra dei massimi di febbraio 2020.
La prospettiva di un'ulteriore accelerazione nelle quotazioni del petrolio come prospettato da Goldman Sachs (obiettivo 80 dollari al barile secondo la società americana) è positiva per un ETF che a replica fisica con spese correnti di 0,6% offre agli investitori la possibilità di investire massicciamente su banche e oro nero.
A differenza di quello che si può pensare l’energia pesa solo il 10% del portafoglio, mentre materials (25%) e finanziari (43%) fanno decisamente la parte del leone all’interno dell’indice arabo. Limitato il numero delle azioni in portafoglio (36) a conferma della sua concentrazione. L’azione più pesata è Al Rajhi Bank al 14% seguita da Saudi Basic Industries al 12% e poi Saudi Arabian Oil al 12%. Guardando ai multipli si evidenzia come il dividend yield dell’indice è modesto (1,8%) con rapporto prezzo utili in linea con gli altri indici emergenti principali.
L’ETF è relativamente giovane essendo nato ad aprile 2019 e la dimensione particolarmente contenuta in termini di capitalizzazione lo pone un po’ a rischio in futuro in caso di rarefazione della liquidità o degli investitori stessi. Un difetto che, assieme alla forte concentrazione settoriale, rende questo strumento una vera e propria scommessa geografica condita di qualche rischio legato al prodotto. Ma se il prezzo del petrolio dovesse ancora sorprendere verso l'alto non mi stupirei se questo ETF fosse ancora protagonista.