Meglio fondi a gestione attiva o passiva? Il dilemma è ormai dibattuto a livello globale con una netta spaccatura tra chi pensa che l’alpha di un fondo compensi i maggiori costi e chi invece sostiene che ridurre all’osso le spese di gestione affidandosi ad un ETF risulti essere la scelta migliore.
S&P Dow Jones Indices cura ormai da anni il rapporto SPIVA. Questo studio offre la giusta prospettiva e soprattutto una risposta a questo quesito. Se nel breve termine i fondi a gestione attiva possono fare meglio di quelli passivi, allungando l’orizzonte temporale questo vantaggio (presunto) competitivo viene meno. A distanza di 15 anni praticamente solo 1 fondo su 10 riesce a battere il suo benchmark ed è ovviamente difficilissimo capire per chiunque a priori qual è questo fondo candidato ad essere con continuità uno dei migliori.
Lo SPIVA è però redatto su scala globale non considerando solo ed esclusivamente i fondi americani. Questo respiro mondiale ci permette di capire se l’efficienza e l’elevata liquidità del mercato USA rappresenta un limite proprio per le performance dei fondi attivi a stelle e strisce.
Fondi attivi e passivi: quali scegliere su scala globale?
Nel documento di analisi con performance al 30 giugno 2020, S&P Dow Jones Indices ha risposto al quesito se l'efficienza e la liquidità del mercato statunitense sia un limite. Se prendiamo i dati a 1 anno vediamo come il range delle percentuali è molto ballerino.
Ad esempio in Sudafrica i fondi specializzati su quel mercato azionario solo nel 39% dei casi hanno superato il benchmark. Se però ci spostiamo sull’Europa siamo già ad 1 su 2 che a 12 mesi non batte il proprio parametro di riferimento. Negli Stati Uniti arriviamo addirittura al 63%.
Fosse così avremmo comunque numeri sui quali ragionare e soprattutto pensare che in fondo la gestione attiva ha qualche speranza. Il problema è che a distanza di 5 anni il fenomeno si ispessisce rendendo ancora più sconfortante la performance dei fondi attivi.
Prendiamo ad esempio 4 Paesi sviluppati. I fondi che investono nell’azionario giapponese in Giappone nel corso di un lustro vengono battuti dal benchmark nel 67% dei casi. Per quelli europei praticamente 3 su 4 vengono vinti dal mercato. In America saliamo a 4 su 5. In Australia dopo 5 anni l’80% dei fondi è incapace di battere il proprio indice.
Una debacle che diventa ancora più stridente a distanza di 10 e 15 anni. Una conferma quindi che il fenomeno dei fondi passivi che battono i fondi attivi è su scala globale con naturalmente il colpevole che nel lungo periodo è sempre quello. La maggiore onerosità dei fondi rispetto ai fondi a gestione passiva come gli ETF è una zavorra che taglia inesorabilmente le perfomance di gestori magari bravi e preparati, ma incapaci anche nei casi più fortunati di fare meglio del mercato.