Una delle sorprese più interessanti di questo 2022 dominato dalle vendite è quello del settore dell’agribusiness, le società che operano del settore agro industriale. La prima nota positiva è che la performance da inizio anno di un ETF come iShares Agribusiness è positiva e sfiora quasi il 20%. Non ci troviamo di fronte ad un rimbalzo derivante da un 2021 deludente, quanto piuttosto ad un proseguimento di una tendenza positiva che va avanti dal 2019. L’aumento dei costi che deve fronteggiare il settore a causa dell’aumento nei prezzi di concimi ed energia è stato più che compensato da ricavi in costante ascesa grazie ad una minor offerta globale.
Come per le società del comparto energetico è stato l’effetto guerra con relativi aumenti di prezzo delle coltivazioni a creare le premesse per un rally che porta a +80% il rialzo del prodotto negli ultimi cinque anni. L'Indice che viene replicato dall’ETF include solo società comprese nella classificazione Global Industry Classification Standard (GICS) di prodotti agricoli, macchinari, fertilizzanti e prodotti chimici a uso agricolo e alimenti e carni confezionati costruito a partire dall'indice S&P Global Broad Market Index.
Investire nell'agricoltura con gli ETF: ecco gli elementi da guardare
L’ETF di iShares che costa lo 0,55% all’anno sfiora ormai il miliardo di euro di capitalizzazione ed è, nonostante i recenti rialzi, molto interessante in termini di multipli di mercato. Ad esempio il rapporto prezzo/utili di 14 è qualcosa che annovera il mondo value. Il ratio prezzo/valore di libro è inferiore a 2. La diversificazione del paniere dell’ETF è adeguata con oltre 70 titoli il 60% del portafoglio è rappresentato dalle prime 10 aziende.
Stati Uniti e Canada insieme fanno quasi il 70% del portafoglio, Norvegia e Giappone seguono con un peso del 6% ciascuna. Nutrien, Archer Daniels, Deere e Corteva i primi quattro titoli con una ponderazione del 9% ciascuno. A livello intersettoriale i beni di largo consumo e i produttori agricoli fanno circa l’80% del basket, gli industriali rappresentano la parte residua.
L’ETF appare ben gestito considerando che negli ultimi tre anni la tracking difference, ovvero il differenziale di performance tra fondo e benchmark, non ha superato lo 0,3% dimezzando in pratica i costi del prodotto anche grazie alla pratica del prestito titoli sulla quale iShares è sempre particolarmente attiva.
Un settore poco pubblicizzato quello dell’agribusiness ma che sta regalando anche quest’anno ottime soddisfazioni agli investitori. Puntare su questo tema visti i multipli di mercato non appare ancora una questione troppo onerosa, soprattutto alla luce dei ripetuti rialzi in quelle derrate agricole che ancora per diversi mesi soffriranno delle tensioni belliche tra Ucraina e Russia.