Lo stress che ha colpito soprattutto il settore bancario europeo dopo l’affare Credit Suisse e le giornate di passione vissute da Deutsche Bank, ha creato un movimento interessante sugli spread creditizi del settore delle emissioni corporate. Allargandosi, i differenziali di tasso offrono agli investitori un’altra possibilità interessante per accumulare obbligazioni societarie a prezzi inferiori a quelli di un anno fa.
Il 2022 non è stato esaltante per i corporate bond investment grade. Il calo di oltre il 13% ha fatto male agli investitori. L’ETF Vanguard Euro Corporate Bond ad accumulazione fatica a risalire la china. A distanza di 3 anni il bilancio total return (quindi comprensivo delle cedole incassate) è negativo per quasi il 7%.
Un pessimo affare per chi ha ricercato il maggior rendimento rispetto ai titoli di stato e che ha soprattutto due colpevoli: la duration e i rialzi dei tassi repentini della BCE.
Euro Corporate Bond in dettaglio
L’ETF di Vanguard ha una duration di 4,6%, praticamente la stessa percentuale del rendimento a scadenza. Questo metro di misura ci offre già un’indicazione circa il movimento di rafforzamento nei prezzi che potrebbe avere l’ETF qualora i tassi scendessero di 1 punto percentuale. Verrebbero rimarginate tutte le perdite degli ultimi 3 anni.
L’ETF di Vanguard, ampiamente capitalizzato e liquido, ha in pancia quasi 3 mila titoli e comprende anche emissioni non europee purché denominate in euro come valuta di emissione. Infatti, gli Stati Uniti sono il secondo paese in portafoglio con il 19%, seguendo la Francia (21%) e precedendo la Germania (14%). Il 5% del portafoglio è costituito da emissioni italiane.
Il 50% dei titoli in portafoglio ha una scadenza inferiore ai 5 anni, anche se notiamo un piccolo difetto di questo prodotto, quello di non avere titoli con scadenze inferiori all’anno. Gli effetti sono, in caso di rialzo dei tassi, perdite sicure che il gestore subirà per effetto di un’operazione che è vincolata a quello che sta scritto nel prospetto dell’ETF. E infatti nel KID troviamo scritto “Le obbligazioni incluse nell'Indice hanno scadenze superiori a un anno e un rating generalmente pari a investment grade”.
L’altro aspetto rilevante da annotare è quello della ripartizione settoriale. Ben il 43% dei titoli presenti nel paniere sono finanziari (48% industriali e 7% utility) spiegando così il motivo del ribasso accumulato dall’ETF nel mese di marzo quando gli spread creditizi di banche e assicurazioni si sono allargati vistosamente.
Gli analisti tecnici intravedono sull’ETF di Vanguard una attraente figura di testa e spalla rialzista che potrebbe cambiare le sorti dell’investimento nel reddito fisso societario nel corso del 2023. Servono però le conferme e al momento queste ancora non sono arrivate, ma non siamo lontani dalla formalizzazione.
Per chi sta costruendo un portafoglio di investimento l’avvio di un paziente accumulo su prezzi inferiori a quelli di un anno fa non sembra essere comunque già oggi una cattiva idea in ottica di medio periodo.