Il dollaro perde pezzi di fronte alla prospettiva di una FED che, secondo molti analisti, sarà costretta ad abbassare il costo del denaro nel corso della seconda parte del 2023 per fronteggiare le crisi bancarie regionali (First Republic Bank è la prima) e, soprattutto, una recessione che appare sempre più imminente nella seconda parte del 2023.
Se l’inflazione rappresenta la causa prevalente dell’atteggiamento "Hawkish" della banca centrale, l’elevata duration, combinata ad un ridimensionamento delle aspettative di inflazione e alla debolezza di un dollaro tornato sopra 1,10 nel rapporto con l’euro, hanno provocato un drastico calo nel valore dell’ETF che nel 2022 andava per la maggiore, ovvero iShares TIPS.
L’ETF per eccellenza che replica l’andamento delle obbligazioni emesse dal Tesoro americano ed indicizzate all’inflazione, vanta oggi un tasso di variazione annuo prossimo al -10%, dopo aver fatto gioire gli investitori nello stesso periodo dell’anno scorso quando i guadagni erano sempre in doppia cifra, ma con segno positivo.
TIPS: una nuova correzione è probabile
Osservando il grafico la caduta ha ancora dei margini di discesa; se per causa di un dollaro più debole oppure di una risalita dei tassi non lo sappiamo, ma qualche fase di correzione rimane ancora probabile per lo strumento che meglio di ogni altro permette all’investitore di scommettere sull'inflazione.
Con un costo di 0,1% a replica fisica e una duration effettiva di 7, iShares TIPS appare lo strumento più indicato per rimanere investiti nel segmento di mercato più sensibile all’andamento dell’inflazione americana con uno spettro di scadenze che va dal 13% di peso dei titoli con durata residua 1-2 anni, al 11% con scadenza oltre 20 anni. Come da regolamento il gestore liquiderà le obbligazioni in portafoglio quando la scadenza scenderà sotto l’anno.
Altra opzione per investire sui titoli di stato americani e scommettere sul ribasso dei tassi è quella che guarda ad un portafoglio sempre diversificato per scadenze, ma a tasso fisso. In questo caso non sarà ovviamente un’inflazione più alta del previsto a regalare soddisfazioni all’investitore, ma una FED che comincia ad abbassare i tassi.
I tassi di interesse decennali si sono stabilizzati attorno al 3,5%, un livello compatibile con le prospettive di crescita dell’economia americana e che, al netto dell’inflazione attesa, dovrebbero regalare un punto abbondante di rendimento positivo. In questo caso non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma per chi privilegia le soluzioni ad accumulazione per gli ovvi vantaggi fiscali e per non avere l’incombenza di reinvestire ogni volta i dividendi, Vanguard Usd Treasury è la soluzione più low cost sul mercato con appena lo 0,07% di spese correnti.
Per chi non sposa la linea della dedollarizzazione confidando in una ripresa di interesse verso il dollaro e i titoli di stato americani, questi due ETF possono essere di sicuro interesse soprattutto per quel piccolo investitore che non vuole acquistare singoli titoli sul mercato.