Gli ETF sono strumenti di replica passiva di un determinato indice. I gestori hanno la possibilità di acquistare tutti i titoli presenti all’interno di un indice (il benchmark) oppure una parte di essi tramite sofisticate tecniche di campionatura statistica. Ognuno di questi due metodi presenta dei vantaggi e degli svantaggi: vediamoli.
ETF a replica integrale: caratteristiche e funzionamento
La replica piena o totale è tipica di quegli ETF che copiano indici come lo S&P 500 o lo STOXX 600, con il gestore che acquista ogni singola quota di azioni presenti nell’indice minimizzando il cosiddetto tracking error, ovvero l’oscillazione del portafoglio realmente investito attorno all’indice. Gli aggiustamenti ci sono solamente quando il paniere sottostante viene modificato oppure quando è il momento di ribilanciare il portafoglio.
Quando però la numerosità dei titoli e quello degli aggiustamenti è frequente, i costi aumentano e alcuni gestori sacrificano un po' di aderenza al portafoglio operando meno spesso (ad esempio una volta al mese). L’alternativa a questo tipo di operatività della replica totale è la replica a campione.
ETF a replica a campione: caratteristiche e funzionamento
Sulla base di complessi modelli statistici il gestore seleziona un numero di azioni o obbligazioni ridotto rispetto al totale del campione oppure con caratteristiche simili (ad esempio di stile o fattore) che permettono, con un numero di movimenti minore, di raggiungere un risultato molto simile a quello della replica totale.
Il vantaggio è quello di ridurre i costi. Basti pensare alle minori spese di negoziazione ma anche alla più bassa necessità di gestire il reinvestimento dei dividendi. Lo svantaggio è quello di avere una tracking error più elevata: la statistica campionaria insegna che la perfezione non viene mai raggiunta.
ETF a replica totale o a campione: quale scegliere?
Entrando in qualsiasi motore di ricerca di ETF e mettendo tra i filtri replica totale o a campione, ci accorgeremo che questi ultimi hanno un numero molto importante dovuto al fatto che l’aspra concorrenza tra gestori negli ultimi anni ha spinto a limare il più possibile i costi.
Una recente statistica ha confermata che il 37% degli ETF azionari americani utilizzano la tecnica a campione con un altro 11% di ibridi che mixano le due tipologie. La maggior concentrazione la troviamo tra i fondi che investono in temi o settori specifici di mercato. La conclusione più interessante è però legata al peggior rapporto rischio rendimento dei prodotti campionari rispetto a quelli a replica totale.
In un’era nella quale l’attenzione per i costi è incredibilmente alta, il modo con il quale viene replicato un indice rende opportuno aggiustare un po' il tiro nei criteri di selezione. Scegliere tra replica fisica e campionaria di un ETF non è perciò un fattore marginale.