La crescita del mercato degli ETF prosegue senza sosta. A certificarlo una recente ricerca di Schwab Asset Management che periodicamente pubblica tendenze e preferenze degli investitori attivi presso uno dei broker più importanti d’America. Il sondaggio è stato condotto presso 2000 investitori tra i 25 e i 75 anni con un patrimonio investito di almeno 25mila dollari.
Cominciamo subito con dire che l’80% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare ETF nella propria operatività di investimento. Gli ETF rappresentano nel 2022 il 33% degli strumenti presenti in portafoglio, in crescita rispetto al 27% di cinque anni fa. L’attesa degli specialisti di Schwab è quella di raggiungere il 40% di ETF sugli investimento totali fra un lustro.
Il 93% degli intervistati, praticamente tutti, si aspetta di acquistare ETF entro due anni, mentre il 41% di coloro che non hanno mai comprato ETF lo farà entro due anni.
Per quali ragioni si comprano ETF?
Secondo i clienti del broker americano al primo posto c’è la facilità con cui possono essere venduti e acquistati. Al secondo posto la capacità di diversificare il portafoglio, al terzo i costi bassi, al quarto l’efficienza fiscale.
Quali sono invece le motivazioni che spingono un investitore a scegliere un ETF piuttosto che un altro?
Al primo posto ci sono i costi totali, seguiti dalla reputazione del provider di ETF, il track record del gestore di ETF, le performance dello strumento e infine come l’ETF replica l’indice. Abbastanza paradossale questa risposta che nasconde un gran bisogno di educazione finanziaria anche in America. Essendo un ETF uno strumento di replica di un indice, la prima cosa che deve fare bene è replicarlo nella maniera più fedele possibile, un’informazione che comprende già costi e performance passate.
Dal sondaggio emergono anche tendenze future che, almeno in America, stanno già prendendo corpo.
La prossima frontiera si chiama infatti personalizzazione. Quasi la metà dei rispondenti vede con favore la possibilità di ritagliare l’ETF sulle proprie misure di investitore. Tra le risposte alla domanda, cosa per te è veramente importante in un ETF, al primo posto c’è avere maggior controllo dei propri investimenti, ma al secondo c’è proprio la possibilità di ritagliare su misura lo strumento sulla base delle proprie esigenze.
Oltre al direct indexing, fenomeno di massima personalizzazione che sta prendendo corpo in America e che interessa il 46% degli intervistati, è particolarmente vivo anche l’interesse per gli strumenti tematici di lungo periodo e gli investimenti sostenibili ESG. Un terzo degli intervistati investirà sicuramente nei prossimi anni in ETF tematici.
Cosa vogliono i millennials?
Schwab ha dedicato una parte del proprio questionario ai millennials per capire le tendenze del futuro dell’investimento dei giovani. La presenza di ETF nei portafogli dei millennials è superiore a quelli posseduti da altre fasce d’età (41% contro il 33% della generazione X e il 18% dei boomers). Emerge anche una certa “sopravalutazione” delle proprie capacità di scegliere l’ETF giusto da mettere in portafoglio (59% contro il 26% dei boomers) così come un favore molto più alto è dedicato agli strumenti che aumentano la capacità di personalizzare l’investimento. Il 58% è interessato a mettere ETF ESG in portafoglio contro il 23% dei boomers.
Il mercato degli ETF non sembra quindi conoscere crisi. Superati i 3000 ETF quotati in America, le nuove generazioni sembrano aver compreso l’importanza dell’investimento passivo a basso costo. Le società di asset management sono avvertite.