Gli spread sui mercati del credito corporate si sono allargati in scia dei timori di recessione dell’economia mondiale. Particolarmente colpito il mercato europeo, che continua ad essere il peggior investimento obbligazionario degli ultimi 5 anni se confrontato con l’equivalente comparto corporate in dollari americani ma anche dei mercati emergenti. Ovviamente il dollaro ha fatto la differenza, ma la sorpresa sta proprio nell’eccezionale tenuta degli ETF che investono nei bond dei mercati emergenti. E tra poco capiremo il perché.
Per fare un confronto ho scelto tre ETF di iShares che investono su Euro corporate bond investment grade, US Corporate Bond e Emerging Corporate Bond sempre in dollari.
Tre ETF a confronto
Al 10 ottobre, a sorpresa, l’ETF che investe sulle emissioni del mondo emergente è vincente a 1, 3 e 5 anni. iShares J.P. Morgan USD EM Corporate Bond investe in oltre 1200 emissioni in dollari. La sintesi indica in 8% il rendimento medio a scadenza con una duration di 4,7. La Cina è al primo posto per peso con l’8% seguita dai titoli brasiliani, di Hong Kong e Messico.
Tracking difference dell’ETF che di fatto replica l’indice ma senza recuperare i costi di 0,5% per anno.
Andando sull’ETF che investe in bond corporate emessi in dollari americani (in realtà l’esposizione a società Usa è del 83%), ha un rendimento a scadenza del 5,5% con una duration di quasi 9. E qui comprendiamo già come la maggiore duration di portafoglio ha compensato, peggiorando, la differenza di qualità del rating a favore delle corporate US rispetto a quelle emergenti. La compressione dei tassi soprattutto in Cina ha favorito la tenuta dell’ETF corporate emergente. La tracking difference dell’ETF che investe in corporate US anche in questo caso non riesce a recuperare i costi di 0,2%. Anche a distanza di 5 anni, l’investimento in bond americani corporate ed emergenti ritorna lo stesso risultato (18%).
Ma il disastro arriva dall’Europa. Con un differenziale di rendimento che sfiora il 30%, iShares Euro Corporate Bond è negativo a 5, 3 e 1 anno. Solo nell’ultimo anno la perdita è stata del 15%.
L’ETF europeo ha una duration simile a quella emergente (5 anni) ma con un rendimento a scadenza del 4,2%. Evidente come la crisi energetica dell’Eurozona e l’effetto cambio abbiano pesato in maniera drammatica su quello che doveva essere un investimento di qualità in grado di proteggere nei momenti di calo dei mercati azionari. Anche in questo caso la tracking difference ci dice che non vengono recuperati i costi di 0,2% da parte del gestore.
Il grafico di iShares Euro Corporate Bond ci dice che il prezzo di questo ETF è sceso sotto i minimi di marzo 2020, arrivando addirittura ai livelli del 2012, in piena crisi dell’euro.
Il venire meno degli acquisti da parte della BCE ha scoperchiato la pentola. L’investimento corporate europeo dovrà assestarsi su livelli di rendimento superiore prima di diventare appetibile per investitori che sanno di non poter contare sulla BCE. I tassi di default sono ancora bassi e questo significa che il peggio non è ancora alle spalle, ma il mercato sta scontando parecchia negatività. Gli investitori con orizzonte di lunghissimo termine possono cominciare a guardare con un occhio di riguardo anche a questa asset class accumulando sui ribassi con molta pazienza. La regola del 4% può essere già oggi completata con il rendimento incorporato da questo ETF.