La Borsa di Israele rappresenta una nicchia di mercato non tanto considerata dagli emittenti di ETF, almeno in Europa. Peccato, perché il mercato israeliano è uno dei più innovativi che esistono tra Europa e Medio Oriente, rendendolo sicuramente un'opportunità di investimento interessante per chi cerca mercati sottovalutati nei fondamentali.
Naturalmente la raccomandazione è sempre quella di valutare un ingresso su questi indici regionali con porzioni di capitale contenute rispetto al patrimonio complessivo.
Un ETF per ottenere un'esposizione alla Borsa di Israele
Bisogna spostarsi sul listino americano per trovare un ETF (nello specifico emesso da iShares) che replica l’indice Msci Israel. Il grafico dell’indice Msci ci dice che la borsa israeliana dal 2009 ad oggi ha vissuto una fase non direzionale. Due picchi di prezzo nel 2010 e nel 2015. Minimi importanti (a cui aggiungere il sell off Covid) sempre nella stessa zona di prezzo distante circa un 10% dai prezzi attuali. Potremmo definirlo un enorme trading range.
Un quadro tecnico interessante anche considerando le valutazioni della borsa di Tel Aviv. Secondo gli ultimi dati forniti da Msci riferiti a settembre 2022, l’indice israeliano ha multipli prezzo utili pari a 8 (la metà dell’indice Msci World), con un rapporto prezzo dividendi superiore al 4% (il doppio di Msci World).
Questa appetibilità fondamentale si riflette però in performance decisamente peggiore dell’azionario globale negli ultimi 10 anni. Investire in Israele ha “bruciato” valore al ritmo di 0,5% all’anno con un tasso di rendimento annuo composto del 6% dell’azionario globale.
Cosa contiene l'indice Msci Israel
L’ETF di iShares si compone di oltre 100 titoli con i primi 10 che rappresentano il 50% dell’intero universo. Check Point Software, Nice, Bank Leumi, i nomi semi sconosciuti al pubblico italiano che occupano le prime tre piazze per percentuale di peso.
A livello settoriale domina la tecnologia con il 28% dell’intero portafoglio, seguita da finanziari al 25%, real estate e industriali al 10%. Un paniere che quindi mixa stile growth a stile value, ma che vede finanza e tecnologia come baricentri delle performance future.
Il Beta rispetto allo S&P500 americano di 0,98 conferma che la borsa israeliana si muove molto in sintonia con Wall Street.
Per quello che riguarda l’aspetto valutario, il rischio cambio è 100% shekel israeliano. Negli ultimi mesi la svalutazione è stata piuttosto importante a causa di una banca centrale che sui tassi è sembrata più timida della FED. Il costo del denaro è salito nell’ultimo meeting al 2,75%, ma l’impressione che hanno i mercati è che un picco nei tassi non sia lontano. Questa potrebbe essere una buona notizia per un mercato azionario, che dopo il vigoroso recupero post Covid è sceso del 25% e che senza ombra di dubbio ha margini di sottovalutazione importanti.