Nella seconda puntata di questa serie che ho pensato di dedicare alle borse mondiali con le valutazioni più a sconto secondo il CAPE di Shiller, entriamo in Turchia per visitare uno dei listini più convenienti sotto il punto di vista della metrica fondamentale del rapporto prezzo utili. Dopo la Polonia ( I 10 ETF azionari più sottovalutati del mondo: Polonia), la borsa turca è quella più “cheap” con un CAPE di 10 che va però contestualizzato in un Paese nel quale la valuta locale sta subendo una pesantissima svalutazione a causa di un’inflazione fuori controllo.
Le elezioni in corso proprio in questi giorni potrebbero creare ulteriore turbolenza su valuta e borsa. Secondo Reseach Affiliates il rendimento atteso dei prossimi 10 anni sulla borsa turca è del 9,7% ma con una volatilità che fa tremare i polsi e pari al 42%.
Come investire sul mercato turco con gli ETF
Per investire su questo mercato sono quotati a Milano tre ETF. Tutti replicano lo stesso indice ma hanno costi diversi e performance diverse. Lyxor Msci Turchia ha le spese correnti inferiori (0,45%) e le performance migliori.
La minore onerosità. ma evidentemente anche la migliore capacità di gestione da parte di Lyxor che utilizza la replica sintetica rispetto a quella fisica di iShares, sono alla base di una performance che nel 2022 è stata del +104% e che a distanza di 3 anni si ridimensiona ad un comunque onorevole +54%.
Tradotto in euro l’indice Msci Turkey dal 1998 ha realizzato una performance annua composta del 6% contro l’8,2% delle borse emergenti prese nel loro complesso ma con volatilità più che doppia (35%).
Entrando nella scheda mensile di Lyxor scopriamo che il settore industriale copre il 31% dell’ETF, seguito dai finanziari al 21% e materials al 18%.
Ben bilanciato a livello settoriale, un po' meno quanto a titoli in portafoglio che sono solamente 15, con i primi 10 che rappresentano addirittura il 76% del totale. Turk Hava e Tupras sono le prime due società nel paniere con il 10% di peso a testa. Nomi sconosciuti ai più anche scorrendo in basso nelle posizioni, con un rapporto tra prezzo e dividendo decisamente poco ambizioso se paragonato ai titoli di stato turchi che attualmente offrono rendimenti superiori al 13%.
Ovviamente la valuta sottostante, la debolissima lira, e i rischi politici la fanno da padrona. Il rischio di andare incontro a fenomeni di esproprio o blocco dei capitali qualora lo scenario economico dovesse deteriorarsi a causa di un’inflazione che sta devastando il potere d’acquisto dei turchi è un pericolo seriamente percepito dal mercato. Il premio per il rischio richiesto è ovviamente consistente come conferma il CAPE e, dopo il boom del 2022, una fase di stallo potrebbe obiettivamente essere necessaria. Dopo le elezioni di metà maggio sarà interessante vedere come reagirà la borsa locale ai nuovi (o vecchi) scenari. Una borsa molto sottovaluta e promettente che però, come altri mercati emergenti, soffre per i rischi insiti nello scenario politico locale.