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Il tema ESG ritorna al centro del palcoscenico dell'asset management con il lancio di due fondi da parte di Vanguard
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L'interesse degli investitori verso questa tematica potrebbe ritornare elevato passata la crisi da Covid-19 e per questo le case di gestione hanno intenzione di presidiare il tema
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Due fondi indice ESG di Vanguard su azionario paesi sviluppati ed emergenti riservati per ora a istituzionali rappresentano la novità di questa seconda parte di 2020
Vanguard, il più grande colosso mondiale del risparmio gestito, abbraccia il tema ESG con il lancio di due fondi indice presentando al mercato un paper che cerca di dimostrare se esiste o meno un valore aggiunto di questa tematica rispetto all’investimento generalista.
Prima di arrivare ai due fondi indice che Vanguard ha deciso di lanciare (mondo sviluppato ed emergente le due aree geografiche), voglio riassumere quelle che sono le conclusioni di massima a cui è arrivata la ricerca di Vanguard.
L’acronimo ESG è composto da tre parole (Enviromental, social and governance) che a loro volta racchiudono tre distinti universi di sensibilità sociale. Ambiente, politiche di genere, diritti umani, standard lavorativi, rapporti con la comunità, pratiche di governo societarie, sono questi alcuni dei campi che definiscono i criteri di inclusione/esclusione all’interno di un paniere ESG.
La domanda che un po’ tutti gli investitori istituzionali ed al dettaglio si fanno è se passare da un investimento non ESG a ESG offre dei vantaggi. Domanda sulla quale tanti studi stanno cercando in questi annui di dare risposte non sempre univoche. Più o meno la conclusione a cui è arrivata Vanguard nella sua analisi.
Tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Chi dice che nel lungo termine le società ESG producono maggior valore si scontrano con i costi addizionali da sostenere per riconvertire il business. Chi dice che è già tutto nei prezzi di mercato si scontra con risultati differenti per stile o settore di investimento.
Vanguard arriva alla conclusione che i fondi ESG possono avere andamenti molto diversi dal mercato sottostante a seconda che si tratti di fondi a gestione attiva o a replica passiva.La maggior parte degli strumenti comunque statisticamente non produce alpha confermando una volta di più l’importanza del fattore costo.
L’analisi è stata centrata su fondi attivi e passivi con etichetta ESG che investono sul mercato americano. I risultati hanno evidenziato distorsioni notevoli per rendimenti e volatilità. Difficile arrivare ad una conclusione univoca ed una delle cose che apprezzo di più nelle ricerche di Vanguard è l’indipendenza dell’analisi. Pur lanciando due prodotti di questo tipo sul mercato, la società fondata da Jack Bogle se la cava dicendo che il risultato che ESG è meglio di non ESG non è garantito.
Veniamo ai due prodotti, fondi indice al momento non sono accessibili agli investitori al dettaglio ma solo a quelli istituzionali. Il Vanguard ESG Developed World replicherà il FTSE Developed All Cap ex Controversies/Non Renewable Energy/Vice Products/Weapons index. Il costo sarà ovviamente molto contenuto e pari a 0,20% offrendo una validissima alternativa ai fondi a gestione attiva più onerosi anche nelle version istituzionali. Il secondo fondo investe nell’area azionaria emergente ed avrà un costo di 0,25%.
Naturalmente non ci interessa in questo momento segnalare ai lettori l’opportunità o meno di acquistare questo prodotto (peraltro non possibile), ma piuttosto come sia innegabile l’interesse per il tema ESG nell’offerta dell’asset management mondiale.
Se i flussi di denaro continueranno ad andare in questa direzione la speranza è che tutto questo contribuisca a migliorare le condizioni ambientali nelle quali ognuno di noi vive e lavora. Circa il fatto che i risultati dell’investimento finanziariamente parlando saranno migliori o peggiori nessuno può essere in grado di garantirlo nemmeno sulla base dei back test storici.