Ai più esperti e attenti non sarà sfuggito. Le obbligazioni emesse in valute locali emergenti stanno facendo meglio di quelle emesse in valute forti. E la differenza sta ovviamente nel cambio, che da qualche tempo a questa parte sorride alle divise emergenti e un po' meno al dollaro americano contro euro.
Il motivo è prevalentemente da ricercare in un diverso approccio di politica monetaria. O meglio di visione del mercato verso la politica monetaria. Prevista stabile per molti paesi, o con qualche taglio come per Brasile e Messico, gli ampi rendimenti reali positivi rimangono il fattore determinante nelle scelte degli investitori. Mentre dalla FED si aspettano tagli (due o tre) entro la fine dell’anno, in diversi paesi emergenti la politica monetaria ad “alto rendimento” dovrebbe restare dominante per combattere l’alta inflazione. Nei paesi dell’Est Europa, come in Sudafrica e in diversi paesi asiatici, questa dovrebbe essere la strada per il resto del 2023, strada in grado di offrire un cuscinetto di premio per il rischio che il mercato giudica interessante e oggi preferibile.
Gli ETF in valute locali sorpassano quelli in valute forti
Affiancando due ETF che passivamente replicano i principali indici delle obbligazioni emergenti, emissioni in valuta locale e obbligazioni emessi in valuta forte come il dollaro americano, scopriamo ad esempio che nell’ultimo anno il gap di rendimento è notevole.
Se in valore assoluto iShares Jpm Emerging Local Government Bond guadagna il 3% a distanza di 12 mesi (dati total return comprensivi delle cedole), il cugino iShares Jpm USD Emerging Market Bond perde oltre il 4%. Un recupero che si è concretizzato in buona parte dall’inizio del 2023 e che ha permesso all’ETF in valute locali di sorpassare le valute forti. Curioso notare come il -2% degli ultimi 3 anni per le valute emergenti si trova a contrastare lil -4% dei bond emergenti emessi in dollari che mantengono comunque ancora un buon vantaggio (circa 10 punti percentuali) a distanza di 5 anni. Ma quali sono le differenze sostanziali tra i due ETF al netto dell’importante componente valutaria? Poche ma significative.
Entrambi ben capitalizzati i due ETF contengono titoli per una duration media di 5 per le obbligazioni in valuta locale e 7,3 per quelle in hard currency. Minore sensibilità al movimento dei tassi per quest’ultima ma rendimento medio del paniere praticamente identico per i due ETF (poco sopra il 7%).
Sette sono i Paesi con un peso compreso tra 9% e 10% nel local currency (Indonesia, Malesia, Cina, Messico, Brasile, Sudafrica e Tailandia). Meno concentrato l’ETF sui bond emergenti emessi in valuta forte con cinque paesi con pesi sopra il 5% (Turchia, Messico, Arabia Saudita, Indonesia, Emirati Arabi). Un bias più orientato all’Asia per le local, con vista sul Golfo per le hard currencies.
Queste le differenze principali di due ETF che stanno seguendo strade diverse in questa fase di probabile arrivo della politica monetaria americana. Gli investitori devono tenere conto di bias geografici diversi ma soprattutto di una duration maggiore degli ETF che investono in valute forti. Questo espone il possessore dell’ETF a maggiori oscillazioni a fronte di rendimenti incorporati nei due fondi identici.