Da alcuni mesi ogni intermediario creditizio ha inserito all’interno dei questionari di adeguatezza degli investimenti delle domande relative alle preferenze verso la sostenibilità. Naturalmente il tono alto di queste domande e la sensibilità generale al tema portano molti investitori ad esprimere preferenze più o meno importanti verso la sostenibilità creando così i presupposti per inserire i prodotti SRI e ESG all’interno dei portafogli di investimento.
Tutto in teoria molto bello, ma quando un cliente si trova davanti un menù composto da quattro piatti con nomi e ingredienti simili cosa dovrebbe scegliere? La grande confusione che regna sotto il cielo del mondo sostenibile diventa evidente quando si decide di prendere un indice primario e cercare di capire come soddisfare i propri desideri di essere investitori responsabili.
Ho fatto questo esercizio. Ho deciso di prendere come riferimento l’indice azionario americano Msci Usa. Uno dei più importanti al mondo. A quel punto ho selezionato l’emittente leader di ETF sostenibili, ovvero iShares, estrapolando tutti gli ETF annoverati tra quelli sostenibili.
La gestione è solo teoricamente passiva
Ne ho trovati almeno quattro tutti emessi da iShares. I nomi si differenziano solo per qualche parola. Il problema è che non sono descrizioni “parlanti”. SRI, ESG Ehnanced, ESG Screened, Paris-Aligned Climate.
Diversi quindi gli indici sottostanti e diverse anche le performance. Al 31.12.2022 le performance a 1 anno oscillavano tra -13% e -18%. Stesso discorso per la volatilità.
Sfido qualsiasi cliente (e forse anche consulente finanziario) medio a prendere una decisione sulla base delle informazioni in suo possesso. Pochissime. Dedicherò a questi temi ESG articoli più approfonditi nelle prossime settimane che cercheranno di fare luce sulle differenze tra i vari indici.
Per il caso appena analizzato possiamo però cominciare ad entrare in questo territorio un po' insidioso.
Cominciamo con iShares Msci Usa SRI. Il KIID ci dice che “l'indice misura i risultati di un sottogruppo di titoli azionari emessi da società statunitensi presenti nell'MSCI USA Index con rating ambientali, sociali e di governance (ESG) superiori ad altri fondi omologhi del settore nell'Indice originario, sulla base di una serie di criteri esclusori e basati sui rating”.
Per quello che riguarda iShares Msci Usa ESG Ehnanced. Sempre dal KIID “L'Indice misura la performance di un sottogruppo di titoli azionari statunitensi appartenenti all'MSCI USA Index ed esclude società dell'Indice originario sulla base di criteri di esclusione ambientali, sociali e di governance del fornitore dell'indice. Le società rimanenti sono quindi ponderate dal fornitore dell'indice utilizzando un processo di ottimizzazione che mira a superare gli standard di decarbonizzazione e altri standard minimi di un indice di riferimento UE di transizione climatica. Possono essere escluse dall'Indice originario le società che siano coinvolte in armi controverse, convenzionali e nucleari, armi da fuoco civili, carbone termico, tabacco o petrolio e gas non convenzionali. Sono altresì escluse dall'Indice le società classificate come violatrici dei principi del Global Compact delle Nazioni Unite, che abbiano un punteggio MSCI ESG Controversies "rosso" o a cui il fornitore dell'indice non abbia assegnato un punteggio ESG sulle controversie o un rating ESG”.
Andiamo ora su iShares Msci Usa ESG Screened. “L'Indice misura i risultati di un sottogruppo di titoli azionari appartenenti all'indice MSCI USA che esclude società dell'Indice originario sulla base di criteri di esclusione ambientali, sociali e di governance ("ESG") del fornitore dell'indice. L'Indice esclude società dell'Indice originario definite dal fornitore dell'indice come società associate ad armi controverse e ad armi nucleari, produttrici di tabacco o di armi da fuoco civili o che generano introiti dalle seguenti attività…”.
Infine, iShares S&P500 Paris-Aligned Climate. Siamo su un indice diverso ma qui “l'Indice mira a rispecchiare le caratteristiche di performance di un sottogruppo di titoli azionari presenti nell'S&P 500 Index selezionati per essere compatibili collettivamente con lo scopo di contenere l'aumento della temperatura media globale (uno "scenario di riscaldamento globale di 1,5 °C") a livello di Indice”.
Quello che emerge da tutta questo lungo elenco con terminologie difficili per un investitore sofisticato è che la gestione di questi ETF è solo teoricamente passiva (c’è pur sempre un indice da replicare), ma altamente attiva e legata ai criteri di selezione e screening decisi dall’emittente.
Gli ETF con la sigla SRI hanno filtri in ingresso che eliminano società che operano in attività controverse, ma a seguire entrano in gioco metodi di esclusione basati su rating forniti da provider sulla base dei quali il gestore prenderà le sue decisioni.
Il rischio più evidente di fronte a questi prodotti è quello di creare una sorta di effetto imbuto. Sempre più filtri e quindi sempre più concentrazione settoriale o comunque di stile. Gli emittenti cercano di rimediare mettendo dei cap ad esempio sui settori o sui singoli pesi delle società, ma il risultato è qualcosa di difficilmente sostenibile in termini di efficienza.
Avremo modo di ritornare sul tema, ma la cautela e la necessità di capire in che cosa si investe appaiono due requisiti essenziali prima di investire nel mondo sostenibile in questo 2023.