Il 2022 degli ETF è stato quello delle conferme e del consolidamento. I dati che arrivano dal sito ETF.com confermando che il fenomeno degli strumenti gestiti a replica passiva non si ferma, ma che un’annata negativa per azionario e obbligazionario,ha comunque rallentato l’ imponente crescita di un’industria che ha dovuto fare i conti con un numero di chiusure in moderato aumento.
Nel 2022 (dati di novembre) sono stati circa 400 gli ETF lanciati in America, un dato in calo rispetto al picco record del 2021. Gli ETF quotati hanno superato quota 3000, ma un altro aspetto importante è la stabilità del numero degli ETF chiuso rispetto alla media degli anni passati (2020 escluso). Dopo il dato minimo di 79 ETF chiusi nel 2021 (punto più basso degli ultimi 10 anni) era difficile ripetersi in un’annata costellata di una certa negatività. Un buon segnale per la ripartenza dell’industria nel 2023 se i mercati asseconderanno con performance positive. Solitamente è dicembre il mese nel quale si concentrano più chiusure e quindi è probabile che la “ciclicità” di questo indicatore faccia sentire i suoi effetti in maniera un po' più consistente nelle statistiche di fine 2022.
Osservando le quotazioni di ETF che mensilmente il sito di Borsa Italiana segnala, si nota poi un altro fenomeno dirompente, quello degli strumenti sostenibili accompagnati dalla sigla ESG che ormai rappresentano la maggior parte delle nuove emissioni almeno sul mercato europeo. Dalle statistiche emergono però altre considerazioni interessanti.
ETF: il mercato si conferma tonico
Ad esempio, scopriamo che la tendenza in America è sempre più rivolta a quelli che sono gli ETF a gestione attiva. Nel 2022 il 61% dei nuovi ETF hanno questa caratteristica. Dal punto di vista dell’asset class, il 57% di nuove emissioni sono stati ETF azionari, il 20% obbligazionari nonostante il “massacro” dell’anno che sta per concludersi a causa del repentino aumento dei tassi di interesse, il 23% sono un polpettone misto tra commodity, short e a leva confermando che la richiesta di questi strumenti “alternativi” e altamente speculativi non manca. Il 60/40 attivo/passivo e tra asset allocation sembra continuare ad essere un numero che va ancora di moda per quello che riguarda l’industria degli ETF.
Paradossalmente il lancio di ETF più importante è stato niente meno che una conversione da un fondo attivo a ETF. Il fondo è stato il Dimensional US Marketwide Value con masse da oltre 8 miliardi di dollari in gestione.
Un mercato, quello degli ETF, che rimane tonico nonostante un 2022 non eccezionale per i mercati. Un normale consolidamento che però ci dice come sta cambiando la pelle di strumenti nati per essere semplici repliche passive di indici, ma che sempre più stanno abbracciando l’attivismo.
Questa nuova tendenza nasconde inevitabilmente delle insidie che, credo, aumenterà i tassi di insoddisfazione e quindi chiusura di ETF nei prossimi anni snaturando in parte la natura dello strumento che a quel punto sarà oggetto di più critiche di quelle che si stanno vedendo oggi. Il tempo mi dirà se ho ragione oppure no.