Oggi, con l’attuale offerta di ETF presenti sul mercato è possibile costruire in autonomia un portafoglio di investimento a basso costo bilanciato che non comprende gli Stati Uniti.
Come sa bene chi investe sui mercati finanziari, il peso degli Stati Uniti è dominante. Sia su quello azionario che su quello obbligazionario. Ad esempio, prendendo un ETF che investe nell’azionario globale noteremmo che il peso degli Stati Uniti è superiore al 60%. Anche sul mercato obbligazionario il peso dei titoli di stato americani in un tradizionale indice globale è superiore al 50%.
Il pro di questa scelta, ovvero investire su tutto il mondo compresi gli Stati Uniti, è quello di avere una copertura totale basata sulle scelte di allocazione che gli investitori mondiali con le loro scelte definiscono nei cosiddetti indici a capitalizzazione. Il contro è quello di un rischio valutario molto alto, oppure una dipendenza dalle sorti degli indici americani e della politica monetaria statunitense molto elevata e non sempre corrispondente a quelle che possono essere i nostri obiettivi di investitore.
Per questo motivo può sempre essere utile sapere che è possibile costruire un portafoglio bilanciato ex USA, ovvero che non comprende gli asset americani all’interno del proprio portafoglio.
Costruire un portafoglio senza asset USA
Le strade che si possono percorrere sono due per il mercato azionario. Investire in un ETF quotato negli Stati Uniti che si chiama iShares EAFE. Lo strumento non è armonizzato e quindi crea una complessità maggiore dal punto di vista fiscale, ma osservando la sua asset allocation possiamo avere la strada spianata per la seconda soluzione. Quella praticabile con ETF armonizzati quotati in Italia.
L’ETF EAFE replica infatti l’indice Msci creato proprio per gli investitori americani che vogliono investire al di fuori degli States. L’indice EAFE ha una composizione abbastanza polarizzata tra Pacifico (Giappone e Australia circa il 30%) ed Europa compresa UK (che fa il restante 60%). Il 10% residuo può essere considerato paesi emergenti.
A livello di replica fai da te con tre ETF è possibile investire in modo diversificato creando un portafoglio ex USA. Arrivando a quattro ETF si potrebbe coprire anche la zona pacifica che oggi è scissa dal Giappone (ex Japan è la dicitura che si trova di solito nelle descrizioni degli ETF) per quello che riguarda l’offerta commerciale delle case di gestione.
Ad esempio, prendendo come riferimento i liquidi e diffusi ETF di iShares, con Core Msci Europe, Core Emerging Market, Core Msci Japan abbiamo già una base per costruire una adeguata asset allocation che esclude l’America e un alto tasso di aderenza all’indice EAFE. Decidendo di allargare il campo anche al Pacifico con iShares Core Msci Pacific ex-Japan il puzzle sarebbe completo.
Per il mercato obbligazionario diventa più complesso costruire un portafoglio di ETF globale che esclude gli USA. A parte il Giappone sono però i bond europei a completare i principali indici mondiali e quindi, anche per eliminare il rischio cambio, può essere una buona idea coprire il 40% obbligazionario con strumenti passivi che investono in titoli di stato della zona euro come Xtrackers Eur Government Bond oppure, per essere ancora più diversificati anche su emissioni private, utilizzare un ETF come SPDR Eur Aggregate Bond che presidia ambo le asset class, governativi e corporate europei.
Con pochi ETF è quindi possibile oggi costruire un portafoglio ex USA in modo relativamente semplice. Per chi volesse ridurre il rischio valutario oppure l’esposizione verso gli Stati Uniti, o ancora perché crede che le valutazioni più basse del resto del mondo in futuro garantiranno rendimenti maggiori a questo tipo di allocazione, i passi da compiere sono pochi e semplici.