Il secondo peggior anno della storia dell’indice JPM Global Aggregate Bond Index risuona sinistri campanelli di allarme nelle mente di investitori che finora hanno sempre visto l’investimento obbligazionario come un porto sicuro di rendimenti garantiti positivi.
ETF storici come quelli emessi da Xtrackers che investono nel mondo Global Aggregate, ovvero in un mix di titoli governativi e corporate di qualità investment grade, hanno raccolto negli ultimi 5 anni tra il 4% e il 6% a seconda che il cambio risulti essere coperto o aperto. Poco più dell'1% al lordo delle tasse.
Adesso che le Banche centrali si sono rese conto che il fenomeno inflazionistico tanto temporaneo non è, le curve dei tassi stanno traslando verso l’alto colpendo il mondo del reddito fisso. La Fed alzerà probabilmente il costo del denaro a metà 2022, la Bank of England già entro la fine dell’anno. Altre Banche centrali come quella norvegese e neozelandese si sono mosse per tempo.
Rialzo dei tassi: cosa succede agli ETF obbligazionari?
Una regola certa nel mondo obbligazionario è che quando il costo del denaro si alza le perdite sui prezzi dei titoli sono inevitabili. Per strumenti poi caratterizzati da duration particolarmente lunghe come appunto gli ETF Global Aggregate questo fenomeno viene amplificato.
Tipicamente la duration effettiva degli strumenti obbligazionari di questo tipo è compresa tra 7 e 8, con valori che tendono a crescere al diminuire dei rendimenti a scadenza dei titoli sottostanti (vedi ad esempio i prodotti sui bond della zona Euro).
La regola di base indica che per 1 punto percentuale di rialzo dei tassi, la perdita sui corsi del paniere di titoli è pari alla duration espressa in termini percentuali. Quindi circa 7-8 punti di perdita sui prezzi. Guarda caso i tassi di interesse attuali dell’indice Global Aggregate sono tornati all'1,3%, circa 50 punti base in più rispetto a 1 anno fa. I numeri delle perdite tornano tutti e preoccupano chi teme un proseguimento di questa tendenza.
Gli stessi istituzionali stanno aggiustando i portafogli di investimento in maniera piuttosto scomposta, complici anche modelli di ribilanciamento che alimentano la volatilità. Questo è stato visto soprattutto sull’obbligazionario australiano e canadese che in poche ore hanno visto il movimento di rialzo dei tassi più alto in tre giorni dal 1996 (in Australia) e dal 2009 (in Canada).
Il ruolo del VaR per i mercati obbligazionari
Una delle cause citate da Reuters come responsabile di tale fenomeno è l’adeguamento dei portafogli a livelli più bassi di VaR (Value at Risk), che misura la può subire un portafoglio di investimenti su una determinata scala temporale.
Nel momento in cui questo indicatore supera una certa soglia, gli asset allocator devono ridurre il rischio per regolamento: vendono obbligazioni amplificando il calo dei prezzi. Un fenomeno temporaneo che però provoca importanti scossoni nelle valutazioni soprattutto quando coinvolge una buona fetta di gestori in giro per il mondo.
Investimenti: come comportarsi con il ribasso dell'indice Global Aggregate Bond
La situazione appena descritta ha portato l’indice Global Aggregate Bond a ballare su pericolose soglie di supporto. Non necessariamente un preambolo ad una disastrosa rottura ribassista, ma un qualcosa che fa crescere l'attenzione di chi detiene bond.
Per chi ribilancia un portafoglio costituito da indici azionari e obbligazionari questa potrebbe anche rappresentare una buona opportunità per scaricare in utile un po’ di azioni a favore di bond. Per chi invece da sempre rifiuta il rischio equity i tempi rischiano di farsi difficili.