I metalli preziosi sono visti come strumenti che decorrelano il mercato azionario. Seppur a macchia di leopardo e con dinamiche non sempre lineari, questo è quello che certificano i dati performance di asset che vengono considerate materie prime ma anche valute. Nell’indice Bloomberg Precious Metals sono compresi quattro metalli preziosi: oro, argento, platino e palladio.
L’ultimo anno ha visto i preziosi perdenti rispetto a mercati azionari e obbligazionari in caduta libera. Inserire all’interno di un portafoglio bilanciato un po' di metalli preziosi avrebbe garantito un ritorno negativo del 5%. Molto bene l'oro con guadagni superiori al 7%, male il palladio in caduta di quasi il 30%
Un altro aspetto poco conosciuto è che negli ultimi 3 anni investire nei metalli preziosi avrebbe reso zero contro un +24% del mercato azionario. Alla data del 10 febbraio 2023 l’ETF che replica l’indice Bloomberg Precious Metals (vedi grafico) ha offerto una performance di 22 punti inferiore al +70% di un indice azionario globale.
Le performance dei metalli preziosi
Il palladio è stato in grado di guadagnare qualche punto percentuale in più di un Msci World, il platino in un lustro ha portato a casa appena il 10%.
Una situazione non uniforme che negli ultimi tempi non ha beneficiato granché del combinato dollaro debole più ribasso dei rendimenti a lunga scadenza verso i quali esiste una correlazione inversa particolarmente importante per quello che riguarda i preziosi.
Osservando i grafici noteremmo che, mentre l’oro non è lontano dai suoi massimi storici di 2100 dollari l’oncia, argento e platino sono ben distanti da questi livelli e sarebbe necessario un raddoppio delle quotazioni per recuperare dei massimi che risalgono al 2011 per il silver e al 2008 per il platino.
Tutta altra situazione per il palladio. Il difficile momento di una delle materie prime più utilizzata in un’industria ciclica come quella dell’automobile, rende l’idea del rallentamento economico in atto non solo in Cina ma in tutto il mondo.
Proprio il palladio sarà il metro di misura più affidabile per comprendere se la ripresa è dietro l’angolo. Sotto questo punto di vista le notizie non sembrano essere positive. Grande attenzione va posta alla “diga” dei 1.500 dollari. Perdere questo supporto darebbe la stura a ribassi ben più consistenti anche perché andrebbe ad abbattere la linea di tendenza che dal 2016 sostiene il rialzo.
Diversa la situazione del platino che però conferma uno scenario fosco per i preziosi. Dopo aver, per l’ennesima volta in 12 anni, avvicinato il supporto di area 700$, il platino ha svoltato verso l’alto ma ha fermato la sua corsa a 1.100$, incapace di arrivare in quella zona di 1.200 oltre la quale sarebbe stata invertira la tendenza ribassista di questo secolo.
Ognuno di queste materie prime è replicabile attraverso ETC emessi ad esempio da Invesco e WisdomTree. A basso costo e con la possibilità di recuperare le minusvalenze pregresse su altri investimenti in caso di guadagno, questi ETC sono lo strumento giusto per cavalcare l'eventuale ripresa dei preziosi. Sempre WisdowTree offre sul mercato questa volta un ETF (il Physical Precious Metals) che raggruppa le quattro materie prime.
I preziosi rappresentano indubbiamente un asset alternativo che però negli ultimi anni si è dimostrato incapace di competere con il mercato azionario. La domanda lecita a questo punto è questa. Cosa potrebbero fare i preziosi se la Federal Reserve decidesse di tagliare i tassi di interesse prima del previsto? Probabilmente molto meglio di quello visto finora.