Investire in materie prime è possibile attraverso ETF direttamente collegati a indici di commodity oppure in via indiretta attraverso strumenti azionari dedicati. Non esistono, come nel caso degli ETF che da politica di investimento si rivolgono nello specifico alla replica di indici di materie prime, degli indici aggregati che riuniscono le società operative nel mondo delle materie prime. Sul mercato degli ETF troviamo però prodotti specifici per ogni settore collegato al comparto commodity di riferimento. Tra poco vedremo quali.
Evidente che l’investimento che esce dalle singole materie prime fisiche replicate prevalentemente con il possesso di contratti futures, come nel caso ad esempio degli ETF più celebri di Invesco, iShares o Lyxor replicanti di indici come il Bloomberg Commodity Index o il CRB Index, ha pregi e difetti.
Investire in azioni direttamente collegate al settore delle materie prime consente all’investitore di acquisire quote societarie di aziende in grado di generare utili e distribuire dividendi nel corso dell’anno. Al tempo stesso i fattori che incidono sulla variabilità del prezzo non sono solamente quelli collegati alla materia prima (domanda-offerta, meteo, economia mondiale), ma anche alle specifiche condizioni dell’impresa (management, bilancio, regolamentazione, ecc…).
ETF: investire sulle commodity stocks
Molto spesso gli investimenti settoriali su commodity stocks si definiscono a leva sul prezzo delle singole materie prime per le caratteristiche di volatilità (e quindi di performance) delle azioni o dei gruppi di azioni del settore.
Questo è sicuramente vero nel caso dell’oro. Un ETC che investe in oro (ad esempio Invesco Physical Gold) ha avuto una volatilità nell’ultimo anno del 16%, la metà di quella accumulata da un ETF di VanEck che investe in azioni aurifere (Gold Miners). A distanza di 5 anni le performance risultano però pressoché identiche.
Anche il settore petrolifero è investibile con ETF che contengono al loro interno le principali società mondiali (ad esempio gli ETF World Energy di Xtrackers) oppure europee e americane divise geograficamente. Beneficiarie nette nel 2022 del rally dei prezzi energetici, anche questi ETF hanno comunque fatto registrare una volatilità superiore di un quarto rispetto a quella di un ETF generalista che investe su materie prime.
Per il settore minerario depurato dalle società aurifere esistono alcuni ETF che vanno sotto il nome di World Materials (Xtrackers) oppure che investono anche qui a livello geografico in America ed Europa. In questo caso gli ETF avranno nella loro descrizione le parole Basic Resources (ETF di Lyxor e iShares).
Si possono trovare temi azionari ancora più specifici legati ai metalli come nel caso dell’ETF di Global-X Copper Miners che investe nelle principali società operative nel settore del rame. Da segnalare anche la presenza sul listino di un ETF di VanEck (Rare Earth and Strategic Metals) che investe nelle società attive nel comparto dell’estrazione e lavorazione di terre rare.
Per il settore agricolo gli investitori hanno la possibilità di investire in ETF che presidiano le società quotate con business collegato all’agricoltura e alla produzione e lavorazione di prodotti della terra. Questo è il caso di iShares Agribusiness che vanta a distanza di 5 anni la migliore performance assoluta rispetto a tutti i settoriali citati finora (+60%).
Si discute spesso circa il considerare le materie prime fisiche un’asset class. Indipendentemente dalla sua qualifica è possibile investire con ETF anche negli specifici settori che fanno business nel mondo delle commodity. Società quotate in borsa che oltre ad essere influenzate dalla dinamica dei prezzi delle materie prime sottostanti sono condizionate da altri fattori tipici di ogni azienda come utili, debiti, fatturato e naturalmente la distribuzione dei dividendi.