Tra gli ETF alternativi esistono strumenti che permettono di sfruttare la cosiddetta strategia di carry trade sulle valute. Una strategia che da decenni permette agli investitori di finanziarsi su valute a basso tasso di interesse acquistando valute che offrono una maggiore remunerazione cedolare.
Questa strategia è replicabile tramite un ETF con una storia alle spalle molto lunga. Tra poco ne parleremo.
Il carry trade ha uno scopo fondamentale. Prendere in prestito del denaro da chi fa pagare un tasso di interesse più basso per investire quel denaro su obbligazioni con rendimento più elevato. Il solo differenziale di tasso non sarebbe sufficiente per lucrare su questa strategia perché esiste anche un’altra variabile che può annullare il beneficio. L’oscillazione di valore nelle valute sottostanti.
Ovviamente chi fa carry trade cerca di perseguire due obiettivi. Un differenziale di rendimento positivo abbinato a una rivalutazione della valuta ad alto rendimento. Oppure un differenziale di rendimento superiore alla svalutazione della valuta verso la quale adottiamo una strategia lunga. Tipicamente queste operazioni vengono compiute a livello valutario andando long sulle valute ad alto rendimento e short su quelle a basso rendimento.
Sfruttare il carry trade con un ETF
Strategia non semplice da fare in autonomia visti i numerosi cross sui quali lavorare, ma facilmente replicabile tramite un ETF di Invesco. Il DB G10 Currency Harvest ETF replica l’indice Deutsche Bank G10 Currency Future Harvest Index – Excess Return. Utilizzando i contratti future il gestore va lungo e corto sulle valute del G10 (non sono comprese le valute emergenti). L’universo, quindi, comprende il dollaro USA, l’euro, lo yen giapponese, il dollaro canadese, il franco svizzero, la sterlina inglese, il dollaro australiano, il dollaro neozelandese, la corona svedese e la corona norvegese.
Con una leva che può arrivare fino a 2 contro 1, l’ETF quotato negli Stati Uniti va lungo sulle tre valute a maggior rendimento e corto su quelle a minor rendimento. Ogni novembre avviene un ribilanciamento.
Qual è l’attuale composizione del portafoglio?
Visti i recenti movimenti di mercato sui tassi di interesse e il ribilanciamento di novembre attualmente, l’ETF va lungo per un terzo della sua quota su tre valute come il dollaro americano, quello canadese, e quello neozelandese. All’opposto va corto di tre valute a basso rendimento come euro, yen giapponese e franco svizzero.
L’ETF come detto ha una storia molto lunga e questo, assieme alla elevata capitalizzazione di mercato, ci permette di avere un’analisi grafica interessante. E l’analisi sembra volerci suggerire che l’ingresso sulla strategia di carry trade potrebbe ancora essere prematuro.
Tra il 2021 e il 2022 è stato probabilmente formalizzato un doppio massimo, tra l’altro sulla resistenza generata dai massimi del 2013. Con l’abbattimento recente della up trend line lo scenario sembra volgere non certo verso il sereno.
Strumento questo da tenere presente nel corso del 2023 qualora la debolezza del dollaro americano e delle altre valute ad alto rendimento dovessi farsi particolarmente intensa.
A quel punto sfruttare la debolezza della valuta, unendola al vantaggio nel differenziale di rendimento, potrebbe garantire all’investitore un nuovo periodo di soddisfazioni grazie alla strategia di carry trade.