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I rischi legati alla Brexit e a un No deal riguardano anche gli investimenti in fondi o ETF europei
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Negli ultimi 12 mesi questa "zavorra" non è stata vincente, ma esiste il modo per aggirare l'ostacolo
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iShares e Vanguard offrono due ETF Europe ex UK a costi molto bassi e con buoni livelli di efficienza
Negli ultimi 12 mesi investire in azioni europee con una selettività geografica ha certamente portato dei benefici agli investitori. In questo articolo abbiamo visto come la Sterlina e la condizione economica della Gran Bretagna hanno rappresentato un freno per l’indice FTSE 100.
Mentre oggi capo negoziatore dell'UE Michel Barnier è volato nel Regno Unito per portare avanti i negoziati, le ultime notizie sembrano nuovamente mettere in discussione un accordo tra UK e UE entro la fine di ottobre. Ed è innegabile come un No deal sarebbe deleterio proprio per la Borsa inglese.
Siccome però sul mercato esistono ETF anche di un certo spessore in grado di permettere l’investimento in Europa al netto della Gran Bretagna, può essere interessante gettare uno sguardo a questi prodotti ed alle loro caratteristiche.
Ovviamente il perimetro dell’investibile si restringe e di parecchio considerando che la Gran Bretagna pesa per quasi un terzo negli ETF geografici europei. Ma scegliere strumenti Ex-UK si è rivelata una scelta vincente negli ultimi 12 mesi con oltre 5 punti di differenziale tra il +3% dell’investimento al netto UK e il -2% al lordo.
Ma andiamo ai due prodotti quotati e probabilmente di punta per investire al netto di Londra. iShares e Vanguard possono essere le due scelte a disposizione degli investitori.
Per iShares l’indice replicato è MSCI Europe ex Equity e le dimensioni del fondo lo rendono tra i più liquidi del lotto con oltre 1 miliardo di masse. iShares un po’ caro come commissioni rispetto a Vanguard. Il secondo ETF sul quale ragionare è proprio quello emesso appunto dalla società fondata da Jack Bogle. Contro la scelta di questo ETF che replica l’indice FTSE Developed Europe ex UK le poche masse in gestione (meno di 100 milioni di Eur), a favore le bassissime commissioni annue applicate pari a 0,11%.
Vanguard vince la sfida ad 1 anno in termini di performance proprio per la differenza commissionale con una volatilità sostanzialmente simile. Sul fronte delle differenze di allocation le stesse appaiono minimali.
Nell’ETF di iShares Francia, Svizzera e Germania occupano le prime tre posizioni a livello geografico rispettivamente con pesi che vanno dal 22% al 19%.
Dal punto di vista settoriale health care, industriali e finanziari fanno la parte del leone con il 45% dell’esposizione. Per Vanguard non cambia nulla a livello geografico con la sola inversione al primo posto per geografia della Svizzera rispetto alla Francia. Dove si vede una maggiore differenza è a livello settoriale con al primo posto i consumer goods seguiti da health care e financial.
Due strumenti a disposizione di coloro che vogliono ridurre al massimo il rischio di un no deal sulla Gran Bretagna. Attenzione però al rischio di cambio che comunque rimane considerevole e pari a quasi un quarto del portafoglio grazie a Franco svizzero e Corona svedese.