Le ultime settimane sono state particolarmente complicate per tutti gli investitori. In una fase storica che mai prima d'ora aveva visto collassare contemporaneamente domanda e offerta in gran parte del Mondo, sapere dove indirizzare i propri risparmi è una carta vincente. La giusta asset allocation di questi tempi può fare la differenza tra perdere un fiume di denaro o mettere le basi per un robusto guadagno nel prossimo futuro. Negli ultimi anni, da quanto la passione per la finanza si tramutata nel mio attuale lavoro, ho sempre visto due tipologie di investitori:
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Investitore A: zero propensione al rischio, portafoglio 100% in liquidità, titoli di Stato italiani e obbligazioni della propria banca.
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Investitore B: alta propensione al rischio teorica ma bassa consapevolezza, portafoglio 60% azionario, 20% bilanciato e 20% obbligazionario
Se a prima vista i due investitori possono sembrare opposti, in realtà sono molto simili: sono entrambi un comune risparmiatore italiano dove l’unica differenza sta nel fatto che il primo ha un rapporto bancario senza consulenza e compra ciò che pensa di conoscere mentre il secondo è assistito ad un consulente (ex promotore) che spinge ad essere sempre 100% investito più per il suo ritorno che per quello del cliente. I due Investitori hanno lo stesso problema: il primo non guadagna mai nulla ma rischia anche molto poco e questo è comunque un danno nel lungo periodo; il secondo guadagna spesso poco ma rischia l’osso del collo ogni crisi del mercato azionario. Inoltre il problema principale che ha l’investitore B è che gli ex promotori finanziari in genere ragionano in conflitto d’interessi con il loro cliente ed hanno la memoria corta.
Questo comporta forti esposizioni verso gli strumenti più rischiosi, che sono per loro i più remunerativi. Anche perchè dopo un mercato azionario che negli ultimi 11 anni è stato quasi uniderezionale al rialzo , eccezion fatta per alcuni periodi e per l'Italia in modo particolare, molti di essi si sono dimenticati che ogni tanto i mercati cambiano umore. Tradotto vuol dire che se hai comprato sui “massimi” con il grosso della tua disponibilità come fanno in molti, il tempo di recupero diventa importante. Senza tralasciare lo stress durante queste fasi e la voglia di vendere tutto. Personalmente, il mio approccio di gestione in una fase normale di mercato pesa allo stesso modo la parte azionaria e la parte liquida in modo da essere costantemente pronto ad ogni eventualità, grazie alla liquidità. Seppur non con la totalità del patrimonio, questo approccio consente di non perdere gli anni di mercato positivi essendo comunque investito. Perché come il rally di Wall Street dell'ultimo decennio insegna, il rischio di aspettare il grande crollo è quello di perdere anni di profitti.
Più azioni in portafoglio dopo recente crollo
Partendo dal presupposto che nessuno può prevedere il mercato, io adotto un’asset allocation quasi da trader, guardo il prezzo. Oggi che i mercati azionari europei hanno perso nell’ultimo mese il 35% e quelli americani il 25%, la mia esposizione verso di essi aumenta solo per questioni di prezzo. Non sapendo se quello che abbiamo appena visto sia stato il fondo oppure se il peggio deve ancora venire, la mia asset allocation in questo periodo è la seguente:
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25% liquidità/monetario
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10% obbligazionario governativo
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10% obbligazionario paesi emergenti
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25% azionario Europa
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20% azionario America
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5% azionario paesi emergenti
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5% cryptovalute
Le motivazioni sono le seguenti:
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Liquidità: serbatoio per ulteriori occasioni future e riserva per imprevisti nella gestione ordinaria delle attività finanziare per esempio a causa del perdurare della quarantena o del mercato reddito.
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Obbligazionario Governativo: bassa allocazione, con il bazooka del QE i rendimenti dovrebbero scendere ulteriormente e quindi i prezzi salire (ma non di molto) ma se ci fosse un imprevisto non pronosticabile oggi agirebbe sui prezzi con un forza tale da non dare il giusto premio per il rischio a questa asset class. Se guardiamo al BTP italiano di due settimane fa è passato da 144 a 129 in pochi giorni.
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Obbligazionario emergente: questi titoli hanno perso molto nell’ultimo periodo a causa del forte apprezzamento del dollaro, buoni quindi in vista di un intervento forte e prolungato della FED di politica monetaria atto ad indebolire il dollaro, come vorrebbe Trump, ed ad aumentare la valuta in circolazione per una veloce ripresa dell’economia americana.
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Azionario Europa: i titoli che hanno perso di più, perché qui il virus si è diffuso prima.
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Azionario America: la borsa USA pesa oltre il 60% dei listini globali ed è normale pensare che dopo questo momento di crisi sia comunque il posto più attrattivo per i capitali di rischio di tutto il mondo.
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Azionario emergenti: focus Cina, sono i primi a ripartire ed il governo farà di tutto per limitare la svalutazione delle sue aziende come è già stato dimostrato, inoltre gli ultimi dati sulla riduzioni degli utili sono migliori del previsto.
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Cryptovalute: una scommessa, io personalmente la peso al 5% che ritengo debba essere la percentuale massima, per chi non ha approfondito l’argomento o semplicemente non ci credo dico di metterci almeno l’1% del proprio portafoglio. Ritengo che i danni che un eventuale tracollo del settore possano infliggere sia di gran lunga superati dai benefici che potrebbe portare la vera diffusione di questo asset.