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Momento negativo per tutto il mondo obbligazionario, in particolare quello cosiddetto a spread dove il merito di credito ha un peso rilevante
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ETF che investono in strumenti a tasso variabile hanno perso anche più del 10% in poche settimane e le cause sono da ricercare proprio nell'andamento dei meriti di credito
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Studiare i documenti informativi di ogni prodotto prima di investire in esso è sempre un comportamento di buon senso che ognuno di noi dovrebbe adottare
Il mercato obbligazionario sta continuando a vivere una fase estremamente tesa. BlackRock e Vanguard hanno alzato il costo di rimborso di alcuni ETF confermando lo stato di forte tensione sul mercato monetario e che ha costretto molte banche centrali ad intervenire per garantire l’accesso alla liquidità. In Svezia alcuni fondi operativi nel reddito fisso hanno bloccato temporaneamente i rimborsi. I titoli indicizzati all’inflazione come i TIPS sono scesi di prezzo in modo deciso su aspettative di inflazione che sono diventate improvvisamente negative a cause della recessione imminente che aspetta praticamente tutto il mondo.
ETF: deterioramento del merito di credito il grande fardello della crisi
A questa lista si aggiunge adesso un altro fenomeno che coinvolge titoli fino a poco tempo fa considerati sicuri. Diversi ETF operativi nel mondo dei bond a tasso variabile in Dollari sono arrivati a perdere anche più del 10%. E’ il caso ad esempio dell’Amundi Floating Rate Corporate Usd. Addirittura ad un mese questo ETF ha perso fino al 13% e tra poco capiremo perché. In linea di massima non può essere la duration, solitamente molto bassa, la causa del problema e nemmeno il fatto di essere strumenti a cedola variabile. Abbiamo visto un ribasso dei tassi e non un rialzo quindi i corsi non hanno subito grandi oscillazioni. Il grande responsabile è il netto deterioramento del merito di credito. Come abbiamo visto in questo articolo il mondo high yield ha subito pesanti perdite in questa fase di sell off indiscriminato del mercato. Ma anche i corporate investment grade ed i bond bancari senior e subordinati hanno visto aumentare lo spread verso un titolo free risk.
Ma andiamo diretti all’ETF di Amundi. Come tutti i titoli a tasso variabile la duration di portafoglio è inesistente e pari a 0,1. Qui nessun problema. La diversificazione geografica vede l’America prevalere con il 70% seguita da Regno Unito (13%) ed il Giappone (7%). Anche in questo caso il cambio Dollaro dovrebbe aver garantito un sostanziale beneficio. A livello di tipo di emittente i finanziari pesano per il 65% mentre il resto va su titoli industriali. Ma il vero problema sorge sul rating del portafoglio. Mentre il benchmark di questo ETF (iboxx Markit Usd FRN Liquid Investment Grade) prevede un peso di triple B del 27%, il rating medio dell’ETF è attualmente BBB+ e questo significa che c’è un’esposizione al credito di minore qualità decisamente elevato. E questo spiega le perdite più recenti.
Quando si decide di investire su un prodotto anche low cost come un ETF è sempre opportuno leggersi attentamente le due paginette del KIID che trovate facilmente online oltre che il factsheet che mostra la composizione del portafoglio. Si possono trovare tante informazioni (anche di rischio) utili ad evitare a posteriori particolarmente deleterie per i denari investiti su questi strumenti.