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Dopo mesi in cui gli investitori hanno dirottato flussi sulle obbligazioni high yield per assenza di alternative è arrivata una doccia gelata pesantissima
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Scarsa liquidità, volatilità, poca trasparenza sono solo alcuni degli aspetti di cui tenere conto nel momento in cui si investe in questi strumenti
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Vediamo come si stanno comportando gli ETF attivi in questo comparto delle obbligazioni spazzatura
Ci risiamo. Ancora una volta una grande quantità di investitori sono rimasti scottati dall’investimento in obbligazioni high yield. La parola obbligazione trae in inganno perché viene associata al rimborso integrale del capitale alla data di scadenza. Purtroppo bisogna andare oltre e capire che high yield (alto rendimento) = alto rischio e soprattutto rating non investment grade. Siccome le due parole alternative che vengono associate a queste obbligazioni sono junk bond, ecco che affiancare la spazzatura a queste obbligazioni forse fa passare meglio il concetto. Negli ultimi mesi investitori affamati di rendimento si sono accontentati di rendimenti in Euro inferiori al 3% per obbligazioni non investiment grade. Lo spread rispetto al classico free-risk Bund tedesco ha toccato livelli infimi assolutamente non in grado di ripagare il rischio che si andava a correre.
Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Se prendiamo l’ETF Amundi Euro High Yield (uno dei pochi strumenti ad accumulazione e quindi non distorti dallo stacco dividendi) annotiamo a ieri un calo da inizio anno del 19%. Solo l’8% è stato perso per strada nella seduta più brutta dal 1987 per Wall Street. Lo spread degli High Yield americani rispetto ai Treasury è salito sopra gli 800 punti base, mentre il rendimento dei bond spazzatura europei ha superato il 6% medio. Tornando all’ETF di Amundi azzerato il guadagno del 2019 (+9,7%) con una performance totale a 3 anni che diventa negativa (-9% in versione total return). Non un risultato particolarmente esaltante per un investimento a così alto rischio.
Bond: fattori chiave da considerare quando si valuta un fondo o ETF obbligazionario
Giova quindi ricordare qualche regoletta basica che ogni investitore dovrebbe ricordare quando investe in ETF o fondi con sottostanti obbligazioni ad alto rendimento. La liquidità è un fattore fondamentale e queste obbligazioni in momenti di mercato particolarmente delicati come quelli che stiamo vivendo mostrano una rarefazione dei compratori piuttosto marcata. Se compriamo un’obbligazione che rende il 5% e poi tra denaro e lettera passano anche 3 punti percentuali, il premio per il rischio non appare così esaltante. La volatilità è un altro elemento che contraddistingue questi strumenti. E quando il Vix schizza sopra i 60 punti come la scorsa settimana è ovvio che le oscillazioni di questi bond non sono gli stessi che subiscono le obbligazioni statali. Roba non fatta per deboli di cuore. I default quando la liquidità si dirada e la crisi finanziaria comincia a produrre i suoi nefasti effetti riducono il valore di un paniere di obbligazioni. Se l’ETF è composto di 100 prodotti ed uno di questi diventa insolvente il valore nominale dell’obbligazione può scivolare anche a 20/30. Sommiamo questa svalutazione per n obbligazioni ed ecco che i default riducono in modo pesante le performance di questi strumenti. Ultimo punto che mi sento sempre di tenere in considerazione è legato alla conoscenza degli strumenti su cui si investe. In un paniere di obbligazioni high yield gli emittenti sono tanti e spesso sconosciuti. Impossibile conoscere ogni strumento, ma è possibile capire il livello medio di rating piuttosto che l’esposizione settoriale. Una presenza eccessiva di CCC oppure una concentrazione eccessiva a livello settoriale rappresentano fattori da cui diffidare. Ovviamente non ho idea di quando i mercati azionari freneranno il loro pessimismo, ma certamente in momenti come questi possedere bond high yield richiede consapevolezza del grande rischio sottostante ed una propensione al rischio identica a quella prevista per i mercati azionari.