I pesanti ribassi subiti da Amazon nelle ultime settimane di Borsa non hanno avuto dei riflessi solo sui possessori diretti di azioni, ma anche sui dententori di ETF che, confidando nella diversificazione dello strumento, si sono accorti in realtà di quanto rischioso possa essere allocare denaro in fondi attivi o passivi dove una porzione considerevole dell’investimento è destinata ad una singola azione.
Avevamo già parlato del caso di Netflix qualche settimana fa, ma il caso del titolo del colosso dell'e-commerce è la conferma che il pasto gratis della diversificazione va consumato in maniera corretta altrimenti rischia di diventare indigesto. Nella mente degli investitori Amazon è ancora associata alla tecnologia, ad una società che ha invaso il mondo dell’online. Vero, quello è stato il business che ha fatto conoscere il gruppo fondato da Jeff Bezos, ma il suo giro d’affari è importante anche nella divisione cloud computing dove genera oltre 90 miliardi di ricavi tanto. Poi c’è la logistica, altro esempio di successo tanto che Amazon è una delle azioni più pesanti negli ETF di settore.
Amazon: gli effetti della trimestrale sugli ETF
I movimenti di Borsa delle azioni Amazon diventano significativi per indici come il NASDAQ-100, e sono determinanti per i listini che investono direttamente nel retail e nei consumi discrezionali in genere. Dopo la pubblicazione dei dati sugli utili del primo trimestre 2022 inferiori alle attese e la pubblicazione di un view sulle vendite del secondo trimestre sotto le previsioni degli analisti, il titolo ha perso il 25% dai valori di inizio aprile.
Gli effetti sugli ETF operativi nel mondo del consumer discretionary non si sono fatti attendere. SPDR US Consumer Discretionary ETF perde da inizio anno oltre il 13%. Xtrackers World Consumer Discretionary è sotto del 16%. L’ETF di SPDR è uno dei più scambiati in America per chi cerca di muoversi all’interno di un settore estremamente condizionato dai consumi e dall’inflazione che ovviamente toglie potere d’acquisto (e ricavi) ai big del settore.
ETF: il problema degli strumenti settoriali
Solitamente gli ETF settoriali hanno all’interno del loro regolamento dei cap, ovvero dei limiti massimi di peso per singola società per evitare concentrazioni eccessive su singoli titoli. Anche l’ETF di SPDR risulta avere questa condizione come emerge dal KIID. Il problema è però che questi limiti sono flessibili.
Il documento ufficiale a disposizione del pubblico cita infatti che “il Fondo si avvarrà dell’innalzamento dei limiti di diversificazione previsti dai Regolamenti OICVM, che gli consentono di detenere posizioni in singoli costituenti dell’Indice emessi dallo stesso organismo fino al 20% e una singola posizione fino al 35% del valore patrimoniale netto del Fondo in costituenti dell’Indice emessi dallo stesso organismo in caso di condizioni di mercato eccezionali”.
A fine marzo, prima del ribasso più consistente per Amazon, il peso dell’azione americana risultava del 22,5%, seguita da un altro colosso altamente volatile come Tesla al 19%. Comprare un ETF ma avere in tasca quasi la metà del portafoglio in due azioni è un rischio che ogni investitore deve sempre considerare e soprattutto che deve conoscere per non rimanere sorpreso quando accadono movimenti come quelli visti di recente sul colosso dell'e-commerce.
Sempre caldamente consigliata una lettura del KIID prima di acquistare uno strumento. Il linguaggio non è più complesso come quello di qualche anno fa e la comprensione dei rischi, dei pregi e dei difetti degli strumenti che si vanno ad acquistare è un fattore determinante per investire nel modo più corretto e consapevole.