Apple e Microsoft insieme rappresentano il 14% dell'indice S&P 500. Non era mai successo prima che la ponderazione di queste due società arrivasse a livelli così alti nel principale indice borsistico americano. Molto ha contribuito il balzo di oltre il 10% in due giorni delle azioni Microsoft, a seguito della trimestrale della società che ha riportato risultati migliori delle attese. Ad ogni modo, gli investitori stanno acquistando da inizio anno le azioni di questi due giganti tecnologici anche perché considerate un porto sicuro in un contesto reso ancora più sfidante dalla crisi bancaria.
Lo scorso anno Apple e Microsoft sono state coinvolte nel sell-off dei titoli tech come conseguenza dell'aumento dei tassi d'interesse da parte della
Federal Reserve. Cupertino nel 2022 ha perso quasi il 27% di capitalizzazione, mentre il colosso di Redmond ha lasciato sul campo poco meno del 29%. Quest'anno, oltre la tempesta finanziaria, ha contribuito al risveglio delle azioni tecnologiche anche il rallentamento dell'inflazione, che potrebbe spingere la Fed ad allentare la sua politica monetaria.
Apple e Microsoft sono cresciute rispettivamente del 30% e del 27% da inizio 2023, dando una grossa mano alle ottime performance dell'S&P 500.
Wall Street: cosa significa la concentrazione nell'S&P 500?
Il punto è ora chiedersi cosa implica questa concentrazione nel benchmark americano. La principale preoccupazione è rappresentata dal fatto che basta un'inversione di tendenza da parte delle due Big Tech, magari per qualche trimestrale andata di traverso, per far andare il mercato azionario in panne. Microsoft ha già presentato i suoi conti, mentre Apple pubblicherà i dati mercoledì 3 maggio.
Nei giorni scorsi Michael Wilson, Chief Investment Officer di Morgan Stanley, aveva lanciato un allarme, sottolineando che le performance dell'S&P 500 sono guidate da una "manciata di titoli" e che un nuovo rialzo dei rendimenti obbligazionari potrebbe far precipitare l'indice.
Dello stesso avviso è Michael Landsberg, Chief Investment Officer di Landsberg Bennett Private Wealth Management, secondo cui "è preoccupante avere una tale concentrazione in pochi nomi e tutte queste società sono in settori tecnologici e di comunicazione molto simili". L'esperto mette in luce il fatto che i guadagni azionari stanno portando i multipli societari a livelli estremi. Apple è scambiato a 27 volte gli utili attesi, mentre Microsoft a 28 volte. Questo è oltre le 21 volte in media delle società facenti parte dell'S&P500.
Anche per Tejas Dessai, analista di Global X ETFs, la crescente influenza delle big tech nei principali indici mette gli investitori passivi a rischio di sovraesposizione. Tuttavia, l'esperto rileva che queste aziende sono alcuni dei nomi più innovativi nel mondo della tecnologia e "nessuno sta guardando a un declino secolare in qualsiasi momento".
Dave Grecsek, Amministratore delegato della strategia di investimento e della ricerca presso Aspiriant LLC, mette in stato di allerta gli operatori: "indipendentemente da quali società dominano un indice, più aumenta la concentrazione, più aumenta il rischio per gli investitori".