Nelle ultime due settimane non ci sono stati fallimenti nel settore bancario americano. Questa è una notizia, visto che i crack prima di Silvergate Capital, poi di Silicon Valley Bank e infine di Signature Bank, avevano creato le premesse per un disfacimento del sistema finanziario statunitense, con ramificazioni oltreoceano.
Invece,
la situazione si è abbastanza stabilizzata, grazie all'intervento delle autorità di regolamentazione e delle grandi banche. Queste ultime, in particolare, hanno fornito liquidità attraverso depositi per 30 miliardi di dollari all'unico istituto di credito per ora rimasto in bilico, First Republic Bank (
First Republic Bank: le grandi banche USA depositano $ 30 miliardi). Il mercato ha risposto bene, tornando a comprare le azioni e le obbligazioni delle banche, che nel momento più critico di marzo sono state martoriate da pesanti vendite.
Banche USA: perché gli investitori hanno ancora fiducia
I problemi non sono però spariti, anzi. I deflussi dei depositi dalle banche minori verso i grandi istituti di credito continuano. Inoltre, stanno crescendo le somme prese in prestito presso la
Federal Reserve per esigenze di liquidità, sia attraverso la classica finestra di sconto che per mezzo della nuova linea di credito da 25 miliardi di dollari aperta a condizioni agevolate. Al punto che è sempre accesa la discussione di
assicurare indistintamente tutti i depositi e non solo quelli fino a 250 mila dollari. Atto che richiederebbe un passaggio parlamentale, a meno che il Tesoro USA non utilizzi il Fondo di stabilizzazione dei cambi, tipicamente usato per la compravendita di valute, per gestire la pratica.
Molti investitori tuttavia rifiutano l'idea che esista un problema sui fondamentali delle banche, il che aumenta la fiducia che la crisi si risolva in tempi anche abbastanza rapidi, con la diminuzione della fuga dei depositi e la resilienza dell'economia statunitense. In fondo, le banche sono fallite perché hanno dovuto smantellare una gran parte di obbligazioni in portafoglio, che nel frattempo erano diminuite di valore a causa dell'aumento aggressivo dei tassi d'interesse durante lo scorso anno. Ciò ha determinato perdite sostenute che non hanno trovato una copertura. Da lì il default. In questo momento, non c'è un'altra grande banca che si trova in condizioni simili. Ed eventualmente, gli istituti di credito che dovessero versare in condizioni di difficoltà potrebbero fare affidamento allo scudo della Fed, almeno fino a quanto i bond che hanno in portafoglio giungano a scadenza.
Ryan Jungk, investment grade corporate sector manager di Newfleet Asset Management, ha dichiarato che il suo team ha iniziato ad acquistare obbligazioni bancarie, in un segno di fiducia verso il sistema. "La qualità degli attivi sottostanti è buona, penso davvero che la fiducia si ricostruisca qui", ha affermato.
Anche Thanos Bardas, co-responsabile globale del reddito fisso investment grade di Neuberger Berman, è convinto che le preoccupazioni bancarie si allenteranno. Infatti, ha diminuito l'esposizione verso i titoli di Stato a breve termine, aumentando quella nei confronti dei T-Note protetti dall'inflazione. Ciò sulla base delle aspettative che il venir meno del tema banche stimoli l'attesa degli investitori verso maggiori tassi d'interesse e inflazione.