L'aumento del tetto del debito statunitense è da sempre un argomento rovente, e quest'anno la situazione è particolarmente critica. La crisi bancaria e una probabile recessione stanno mettendo in crisi le istituzioni americane. Nonostante i dati sull'occupazione del mese di aprile abbiano evidenziato un mercato del lavoro ancora molto solido, l'economia inizia a mostrare qualche segno di cedimento.
La scorsa settimana il segretario al Tesoro
Janet Yellen ha lanciato un allarme affermando che se il Congresso non alza o sospende il limite del debito fissato,
il Paese potrebbe rimanere senza risorse per fronteggiare le spese entro il primo giugno. A stretto giro, il presidente
Joe Biden, dopo l'incontro con i leader dei Repubblicani e dei Democratici del Congresso USA, ha lasciato tutti di sasso affermando che
il tetto al debito non verrà rinegoziato. Questo significherebbe sostanzialmente un default, che sarebbe il primo da quando è stato stabilito il limite nel 1917. Un nuovo incontro per vedere se ci sono i margini per trovare una soluzione è fissato per il prossimo 9 maggio.
Tetto debito USA: sarà davvero default?
Il tetto del debito USA è stato fissato nel 2021 a 31.400 miliardi di dollari ed è stato raggiunto il 19 gennaio 2022. Ciò significa che il Tesoro degli Stati Uniti deve ricorrere a misure straordinarie per poter continuare a finanziare la spesa pubblica. Questo però è possibile per un tempo limitato perché le risorse sono in via di esaurimento. A quel punto le soluzioni sono due: o la politica trova un accordo per innalzare il limite oppure sarà default.
Di quanto dovrebbe essere alzato il tetto? Secondo le stime del Congress Budget Office, l'agenzia bipartisan che si occupa di analizzare i movimenti di bilancio dello Stato,
il deficit oltrepasserà il tetto di almeno 400 miliardi di dollari. A pesare sono stati gli aumenti dei tassi d'interesse da parte della
Federal Reserve, che hanno comportato maggiori oneri finanziari per i titoli del Tesoro. Il problema è che Biden non ammette le condizioni imposte dal fronte repubblicano per accettare un innalzamento del tetto.
I tempi però stringono e la preoccupazione degli economisti è che nel giro di poche settimane il Tesoro potrebbe trovarsi senza liquidità per far fronte ad alcuni pagamenti di obbligazioni. Se così fosse, sarebbe un disastro per i mercati finanziari, già sotto pressione per la crisi che sta colpendo il sistema bancario. Jim Ceilinski, responsabile globale del reddito fisso di Janus Henderson, ha affermato che "solo una maggiore probabilità di insolvenza invierebbe onde d'urto sui mercati".
Benjamin Jones, direttore della ricerca macro di Invesco, ritiene che la situazione di stallo sia addirittura peggiore di quanto non fosse nel 2011, quando gli Stati Uniti arrivarono sull'orlo del default, subendo un declassamento del merito di credito. "Siamo in un ambiente in cui il contesto politico è molto più divisivo ora di quanto non fosse nel 2011, il che rende gli investitori un po' più timorosi". Proprio gli investitori stanno cominciando a scontare un default, scaricando titoli di Stato. Il rendimento dei Treasury Bond a 10 anni è salito di 3,3 punti percentuali nell'ultimo mese e ora si aggira intorno al 3,45%.