Gli analisti stanno rivisitando il termine “TINA”, acronimo che sta per “There is no alternative”, ovvero “Non ci sono alternative”, in “TARA”, acronimo che sta per “There are reasonable alternatives” (ci sono ragionevoli alternative), dopo che anche le obbligazioni hanno cominciato nuovamente a mostrare rendimenti positivi.
Fino a poco tempo fa l’accettazione di TINA ha portato ad un fenomeno in cui le azioni sono aumentate solo perché gli investitori non vedevano un posto alternativo sul quale investire al fine di ottenere un rendimento. In particolare, durante i periodi in cui le obbligazioni non erano interessanti, le azioni sembravano essere l'unica scelta di investimento da dover effettuare.
Il significato di TINA nelle scelte di investimento
TINA è stata utilizzata per giustificare anche l'investimento in qualcosa di diverso da azioni o obbligazioni, come criptovalute e NFT. L’acronimo suggerisce quindi che avendo una serie di cattive scelte da poter fare, si cerca di fare quella meno peggiore.
L’acronimo TINA viene attribuito a Herbert Spencer, un intellettuale britannico che visse dal 1820 al 1903, il quale difendeva fortemente il liberalismo classico. Spencer credeva in un governo “laissez-faire” e sul positivismo, ovvero la capacità del progresso tecnologico e sociale di risolvere i problemi della società.
Spencer riteneva che la teoria di Darwin sulla “sopravvivenza del più adatto” dovesse applicarsi alle interazioni umane. Ai critici del capitalismo, dei mercati liberi e della democrazia, ha spesso risposto: "Non c'è alternativa", affermazione che è stata ripresa nei mercati finanziari.
Se un numero sufficiente di partecipanti ha la stessa opinione sulla convenienza o meno delle varie asset class, il mercato può sperimentare un "effetto TINA", continuando a crescere nonostante un'apparente mancanza di driver, semplicemente perché non ci sono altre alternative per creare rendimento.
Da TINA a TARA: ci sono ragionevoli alternative alle azioni?
L'ambiente ZIRP (zero tasso di interesse) è terminato con i tassi di interesse in aumento e la Federal Reserve che deve domare l’inflazione galoppante negli USA. Dopo il crollo dei prezzi delle azioni e i rendimenti obbligazionari praticamente privi di rischio superiori al 4,3%, molti investitori hanno messo in discussione TINA a favore di un nuovo paradigma: TARA.
L’era dei Quantitative easing e i tassi di interesse pari a zero sono definitivamente alle nostre spalle. Nel frattempo una recessione potrebbe arrestare o ridurre i pagamenti dei dividendi delle società, ma le imprese che rimangono solventi dovranno continuare a pagare cedole sulle loro obbligazioni.
Tuttavia, per gli investitori che cercano rendimenti adeguati al rischio, le obbligazioni non sono ancora la risposta. Mentre i rendimenti obbligazionari sono aumentati, al momento non riescono a tenere il passo con l'inflazione ai massimi da 40 anni, per ora.