Il 15 novembre 2020 ha segnato una data importante nell'area Asia-Pacifico, in quanto 15 membri che rappresentano circa il 30% del PIL mondiale hanno sottoscritto un accordo, denominato Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), al vertice dell'ASEAN ospitato in Vietnam. Al momento della firma è stata stabilita una finestra temporale di 2 anni entro cui tutti gli Stati partecipanti avrebbero messo la ratifica dando il via libera per l'entrata in vigore, cosa che è avvenuta ufficialmente il 1° gennaio 2022 dopo ben 8 anni di negoziati.
Gli economisti avevano previsto che l'intesa sarebbe servita per rilanciare l'economia asiatica tramortita dal Covid-19, attirando maggiori capitali verso l'area. Vediamo quindi nel dettaglio di cosa si tratta e quali effetti potrà avere sull'economia della Regione.
RCEP: cos'è e come funziona
L'RCEP consiste in un accordo di libero scambio tra Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud con i 10 Paesi che rappresentano l'ASEAN, ovvero Indonesia, Singapore, Malaysia, Thailandia, Cambogia, Filippine, Vietnam, Laos, Brunei e Myanmar. Questo costituisce il primo accordo multilaterale di libero scambio che vede protagonista la Cina e riveste una grande importanza in quanto, oltre a Pechino, sono presenti Giappone e Corea del Sud, che insieme fanno 3 delle 4 maggiori economie asiatiche. L'altra è l'India, che si è ritirata dall'accordo.
In sostanza, viene stabilita l'unificazione di regole in tutto il blocco, in modo da rendere più flessibile l'approvvigionamento dei beni utili alle economie e il commercio tra i Paesi. Questo rende possibile la riduzione della burocrazia e delle tariffe, non dovendosi concentrare sui sussidi governativi o sull'apporto dei sindacati. In sostanza, è fissata al 40% la soglia per aggiungere valore in un bene affinché possa circolare liberamente nell'area di libero scambio.
Inoltre, l'accordo si occupa non solo del commercio di beni e servizi, ma anche degli investimenti transfrontalieri e dell'e-commerce, rendendo la Regione ancora più attraente per il resto del mondo. Un altro aspetto molto delicato che viene affrontato riguarda la proprietà intellettuale, con un elevato standard di protezione in linea con le regole internazionali dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
RCEP: 4 caratteristiche chiave
L'RCEP è stato stabilito per rispondere alle esigenze del blocco asiatico-pacifico attraverso caratteristiche di modernità, completezza, qualità e reciproco vantaggio. Modernità nel senso che prende in considerazione il cambiamento e le realtà commerciali emergenti, come ad esempio l'ecommerce, le potenzialità delle piccole e medie imprese, la catena del valore regionale e la complessità della concorrenza.
Completezza, in quanto comprende nelle disposizioni tutte le aree che riguardano lo scambio di merci, ossia le regole di origine, le procedure doganali, le misure sanitarie, le valutazioni di conformità e i rimedi commerciali. Qualità, perché mira a stimolare la concorrenza attraverso una produttività sostenibile, responsabile e costruttiva. Inoltre, l'obiettivo è quello di facilitare lo sviluppo e l'espansione di filiere regionali. Reciproco vantaggio, poiché mette insieme Paesi con diversi livelli di sviluppo e il successo è garantito solo se tutti quanti ne traggono beneficio, attraverso flessibilità, trattamenti speciali e creazione di valore.
RCEP: l'esclusione dell'India
Nel grande accordo Asia-Pacifico non è compresa l'India, che ha deciso di non aderire. Nuova Delhi si è chiamata fuori durante le trattative nel novembre 2019, per le preoccupazioni sui propri settori industriali e agricoli derivanti al dumping adottato dalla Cina sui prodotti manifatturieri e da Australia e Nuova Zelanda su quelli lattiero-caseari.
In verità, occorre dire anche che l'India ha un deficit commerciale nei confronti della Cina estremamente elevato e l'ingresso nell'RCEP rappresenterebbe un rischio molto alto, ossia che il mercato indiano venisse letteralmente invaso da prodotti cinesi. Il ritiro dell'India ha un impatto notevole, in quanto potrebbe dare alla Cina un ruolo di dominio all'interno dell'accordo.
Se lo Stato indiano fosse stato presente verrebbero coinvolti più di 3 miliardi di persone, ovverosia quasi la metà del PIL mondiale e il 40% del commercio globale. In questo modo invece la dimensione si è ridotta notevolmente, con i membri del RCEP che rappresentano poco più del 30% della popolazione mondiale e meno del 30% del PIL.
RCEP: cosa significa l'accordo per i vari Paesi
Nel complesso l'accordo apporta notevoli vantaggi per i principali Paesi asiatici, secondo gli esperti. La Cina, ad esempio, vedrebbe i suoi prodotti rientrare in un contesto che le potrebbe far perdere competitività, ma il tornaconto politico è molto importante. In primis perché per la prima volta entra in un'intesa commerciale con Giappone e Corea del Sud, ma soprattutto perché partecipa a un accordo senza gli USA, il quale tiene insieme il Nord-Est con il Sud-Est dell'area asiatica.
Proprio Giappone e Corea del Sud sembrano essere tra i principali beneficiari per i quali, secondo uno studio, l'impatto sul PIL potrebbe essere addirittura superiore all'1%. Ad esempio, il 90% delle auto giapponesi potranno essere esportate in Cina senza alcun dazio. La RCEP infatti ha eliminato i dazi sull'86% dell'export di Tokyo verso Pechino e sul 92% delle esportazioni verso la Corea del Sud.