Sono passati 10 anni dalla crisi dei PIIGS, acronimo inventato dalla stampa anglosassone ai tempi della crisi finanziaria del 2007-2008 (con una chiara nota dispregiativa) che comprende le iniziali di Portogallo, Italia, Irlanda (solo dal 2010), Grecia e Spagna.
Il termine riprende l’acronimo BRIC, poi diventato BRICS, coniato da Goldman Sachs nel 2001 per riferirsi a quelle che considerava le economie del futuro: Brasile, Russia, India e Cina, a cui si aggiunse successivamente il Sudafrica.
I PIIGS erano colpevoli di avere una spesa e un debito pubblico troppo alto, di cui inoltre ne avrebbero fatto un uso “da maiali”. I PIIGS riuscirono a salvarsi dal default grazie a ingenti piani di rilancio e significativi aiuti a livello internazionale ( clicca qui per approfondire).
PIIGS: cosa è cambiato a 10 anni dalla crisi del debiti sovrani?
Dopo il Quantitative Easing i rendimenti dei titoli di Stato scesero a livelli bassissimi in tutta la zona Euro e non solo con riferimento alle obbligazioni a lunga scadenza. Diminuì in maniera sensibile anche la percezione del rischio, dimostrato dal successivo calo dei CDS (Credit Default Swap).
Oggi i PIIGS non destano più grosse preoccupazioni sui mercati finanziari, anche perché negli anni il modus operandi della BCE ha impresso un segno ben definito, con l’Istituto sempre pronto a intervenire in caso di problemi finanziari, come si è certamente notato dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19 con il lancio del Pandemic emergency purchase programme (PEPP).
Per comprendere la ripartenza delle economie dei PIIGS dopo la fase critica della crisi dei debiti sovrani, evidenziamo di seguito il tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo anno per anno dal 2011 al 2020 di Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna confrontato con quello registrato dall’Eurozona (dati Eurostat).
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Tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) 2011-2020 |
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Paese |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015 |
2016 |
2017 |
2018 |
2019 |
2020 |
Totale |
Portogallo |
-1,69 |
-4,05 |
-0,9 |
0,8 |
1,8 |
2 |
3,5 |
2,8 |
2,5 |
-7,6 |
-0,84 |
Italia |
0,7 |
-2,98 |
-1,8 |
0 |
0,8 |
1,3 |
1,7 |
0,9 |
0,3 |
-8,9 |
-7,98 |
Irlanda |
0,6 |
0,12 |
1,22 |
8,64 |
25,17 |
2 |
9,12 |
8,51 |
5,56 |
3,41 |
64,35 |
Grecia |
-10,14 |
-7,08 |
-2,7 |
0,7 |
-0,4 |
-0,5 |
1,3 |
1,6 |
1,9 |
-8,2 |
-23,52 |
Spagna |
-0,81 |
-2,95 |
-1,4 |
1,4 |
3,8 |
3 |
3 |
2,4 |
2 |
-10,8 |
-0,36 |
Eurozona |
1,69 |
-0,89 |
-0,2 |
1,4 |
2 |
1,9 |
2,6 |
1,9 |
1,3 |
-6,8 |
4,9 |
Dalla tabella qui sopra si può notare che al 2020, quindi senza contare il rimbalzo dell’attività economica dei vari Paesi del blocco europeo registrata quest’anno, il grande vincitore è l’Irlanda che dal 2011 al 2020 ha visto crescere il suo PIL di circa il 64%. L'Irlanda è stato l'unico Paese UE a chiudere il 2020 con un Prodotto Interno Lordo in crescita.
Il successo dell'isola è stato sostenuto, come affermato dalla Commissione europea, "dalle esportazioni di società multinazionali specializzate in apparecchiature mediche, prodotti farmaceutici e servizi informatici".
Rimane indietro l’Eurozona, zavorrata dai Paesi più in difficoltà (+4,9%). Tra gli altri PIIGS vale la pena notare il Portogallo e la Spagna, che al 2020, segnavano un progresso leggermente negativo del Prodotto Interno Lordo.
Fanalini di coda invece la Grecia (-23,52%) e l’Italia (-7,98%), con il Belpaese che ora, sotto la guida dell’ex governatore della BCE, Mario Draghi, deve puntare tutto sulle risorse in arrivo dall’Unione Europea e sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).