Le Borse mondiali continuano a viaggiare su livelli molto alti, nonostante qualche leggera turbolenza nell'ultima seduta. Wall Street è stata scossa dalla vicenda Didi, che ieri ha lasciato sul terreno circa il 20% dopo la stretta dell'Authority cinese. E questo fa sorgere molti interrogativi sulle altre società tecnologiche del Dragone che sono quotate all'estero.
L'Europa vive alle prese con il pericolo della variante Delta, la quale mette a serio repentaglio la riapertura delle attività economiche tanto auspicata e il ritorno alla normalità. Sullo sfondo, i rapporti sempre tesi tra la Cina e ormai il resto del pianeta, che rischiano di deragliare con conseguenze inimmaginabili.
Mercati finanziari: 3 rischi che temono gli investitori
Gli investitori in questo climax non possono navigare sicuri, anche perché probabilmente il supporto monetario e fiscale di Banche centrali e Governi prima o poi si esaurirà e le quotazioni azionarie e obbligazionarie saranno meno sostenute.
A questo proposito, è stato pubblicato stamattina l'Annual Reserve Manager Survey da parte di UBS, ossia il sondaggio condotto tra aprile e maggio dove i gestori delle riserve di quasi 30 Banche centrali globali hanno espresso le loro opinioni sui maggiori rischi di mercato.
Dallo studio effettuto, traiamo spunto per segnalare quelle che sono le 3 principali preoccupazioni che gli operatori manifestano in questo momento. Vediamole insieme.
Inflazione
L'inflazione si fa sempre più minacciosa, in un contesto in cui la tragedia economica del Covid ha creato disoccupazione e bloccato i salari. In questo momento per un'economia in ripresa sarebbe una vera sciagura e, nonostante le Banche centrali insistano sulla transitorietà del fenomeno, in realtà esse stanno monitorando attentamente l'evolversi della situazione. Se i prezzi crescono troppo sono pronte a intervenire con una stretta monetaria e sui tassi.
L'ultimo meeting ufficiale della Federal Reserve tenuto a metà del mese scorso del resto non lascia adito a troppi dubbi: presto il piano di acquisti di obbligazioni sarà ridimensionato e i tassi probabilmente verranno aumentati prima del 2023.
Nel rapporto di UBS è emerso che il 57% degli intervistati vede l'inflazione come il pericolo principale, sebbene si aspetti una crescita a livelli non molto alti. Tuttavia, il 70% circa del campione pensa altresì che l'istituto centrale statunitense alzi il costo del denaro nel 2023, come inizialmente stabilito. Il 30% restante ritiene che già nel 2022 arriverà il primo ritocco del costo del denaro. Diverso è il discorso per quanto concerne la BCE, la quale secondo i partecipanti al sondaggio dovrebbe intervenire sui tassi nel 2023 per il 33%, nel 2024 per il 41% e dopo il 2024 per il 26%.
Covid-19
Il Covid-19 è ancora presente in mezzo a noi, come dimostra anche la crescita dei contagi da variante Delta delle ultime settimane. La vaccinazione di massa condotta nei Paesi più sviluppati è riuscita a neutralizzarlo, ma solo parzialmente. L'avanzare della variante Delta sta creando molta apprensione, facendo riemergere lo spettro di nuovi lockdown che potrebbero paralizzare ancora una volta l'economia.
L'ipotesi non è affatto campata in aria, perché già alcuni Stati hanno cominciato a correre ai ripari con alcune restrizioni come il ritorno al coprifuoco in Portogallo e il riutilizzo della mascherina in Israele. La sensazione è che le misure di contenimento e di distanziamento sociale proseguiranno ancora per diverso tempo. Per questo, il 79% del sondaggio afferma che la mancata fine della pandemia possa essere una preoccupazione molto rilevante per i mercati finanziari. E solo dopo il 2022 il CovSars2 sarà solo un ricordo.
Livelli di debito
I Paesi di tutto il mondo hanno dovuto inevitabilmente indebitarsi per tentare di contrastare gli effetti nefasti della pandemia, a volte raggiungendo un'esposizione al limite del sostenibile. Questo non potrà non avere delle ripercussioni gravi per il futuro e per le nuove generazioni che presumibilmente saranno chiamate a grossi sacrifici.
In Europa è probabile che non si torni più alla situazione di austerità pre-pandemica, ma è anche vero che, una volta che il sostegno della BCE verrà meno e la pandemia terrà a scomparire veramente, i Governi dovranno stringere la cinghia per evitare che il debito interno vada fuori controllo. Per il 71% degli intervistati, gli investitori devono temere il rischio dell'alto indebitamento che potrà gravemente condizionare le politiche fiscali delle Nazioni.