I Local Government Financing Vehicles sono stati negli anni molto chiacchierati perché associati al debito nascosto della Cina e alla presenza del sistema bancario ombra. Eppure rappresentano meccanismi di finanziamento della spesa pubblica molto utilizzati da 30 anni a questa parte e che costantemente rischiano di mandare in default un intero apparato pubblico visto l'alto tasso di esposizione. Ecco una guida che permette di capire meglio come funzionano e perché oggi costituiscono un pericolo per il sistema finanziario cinese.
LGFV: cosa sono e come funzionano
I Local Government Financing Vehicles sono dei veicoli di finanziamento utilizzati dai Governi locali cinesi che vendono titoli di debito sui mercati obbligazionari, con lo scopo di finanziare i progetti immobiliari e le infrastrutture del Paese. In sostanza si tratta di un meccanismo che serve ai Governi locali per partecipare al mercato obbligazionario, visto che per legge non sono autorizzati a farlo direttamente.
Gli LGFV ottengono prestiti a lungo termine soprattutto dalla China Development Bank, offrendo come garanzia la terra. Per questa ragione sono anche definiti come banche fondiarie. Grazie a tale finanziamento iniziale, i veicoli possono effettuare gli investimenti necessari e allo stesso tempo richiedere altri prestiti a banche commerciali statali, nonché ovviamente emettere obbligazioni sul mercato.
L'esposizione finanziaria regge fino a quando i proventi delle attività immobiliari e infrastrutturali si mantengono alti e in grado di coprire il costo del finanziamento. In buona sostanza, è estremamente importante che il numero di terreni posto in garanzia sia elevatissimo e assoggettato in qualsiasi momento all'esproprio. Inoltre è assolutamente indispensabile che i beni immobili siano in costante crescita di valore. Qualora viceversa dovessero manifestarsi cali di qualsiasi natura, il sistema rischia di esplodere e i Governi dietro tali veicoli farebbero riemergere tutto il debito nascosto nella sua evidenza.
LGFV: origini e sviluppi
Gli LGFV sono stati creati negli anni '90, dopo che in Cina è stato introdotto il sistema di condivisione delle tasse tra il 1991 e il 1994. In sostanza, la riforma del sistema fiscale cinese introduceva una sorta di federalismo fiscale, sostituendo il vecchio meccanismo della divisione del gettito tra Governo centrale e Autorità municipali.
Da quel momento molte imposte venivano raccolte dal centro e ridistribuite alle periferie, lasciando a queste molto denaro da spendere in tema di opere pubbliche. Prendendo la palla al balzo, gli enti locali si sono attrezzati per utilizzare i veicoli di finanziamento in parola, che sono esplosi quando la Crisi delle Tigri asiatiche ha determinato una carenza di liquidità generale.
Il processo di sviluppo degli LGFV ha avuto un'accelerata con la Grande Crisi del 2008, alla quale Pechino ha fatto fronte con un piano di fondi in parte garantiti dal Governo centrale, in parte dalle Autorità locali che hanno usato ancora una volta tali veicoli.
Per anni il sistema è riuscito a funzionare vista la crescita economica del Dragone, sebbene grandi istituzioni internazionali come l' FMI abbiano lanciato più di una volta l'allarme sulla tenuta del sistema. Molte sono state le allusioni fatte da più parti al sistema bancario ombra della Cina, che ha sempre lasciato zone grigie nella gestione finanziaria delle Autorità cinesi.
Gli avvertimenti però di una possibile bolla immobiliare imminente sono caduti nel vuoto e la realtà di quanto paventato sta emergendo in questi giorni con la tempesta immobiliare che si è abbattuta sull'ex Impero Celeste con il caso Evergrande. Ad appesantire la situazione la repressione delle Authority regolatorie per ridurre la crescita dei prezzi delle case, insieme alla crisi energetica che si è riflessa anche sul mattone.
In una situazione del genere la domanda dei terreni, su cui si reggono le fonti d'entrata dei Governi locali, è franata miseramente. Il rischio quindi di un collasso del sistema è molto elevato. La stima fatta dagli analisti di Goldman Sachs sul debito nascosto cinese alla fine del 2020 è agghiacciante: 8.200 dollari di esposizione, il 52% del PIL della Nazione. Quanto basta per restare poco sereni.