Nel nostro ultimo incontro mensile abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle parole del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, e sulle reazioni del mercato nella settimana successiva. Le proiezioni dei tassi di interesse contenuti nel Dot Plot mostrano chiaramente che ben 13 componenti del FOMC su un totale di 18 prevede tassi di interesse più alti nel 2023. Di questi 11 esponenti prevedono almeno due rialzi per quell’anno.
Poco meno della metà del Consiglio Direttivo della Fed (7 persone) è a favore di un rialzo dei tassi già a partire del prossimo anno: c'è un'apertura al tepering. Un aumento dei tassi vertiginoso appare impossibile, in quanto il rischio è quello di mandare in malora tutta la politica fiscale del Governo americano.
Powell ha poi sorpreso i media lo scorso martedì nella sua testimonianza al Congresso. Il Governatore della Fed ha infatti dichiarato che l'aumento dei tassi non verrà deciso dall'istituto sulla base di un'aspettative di inflazione, ma che bisognerà attendere che il rialzo strutturato dell'indice dei prezzi al consumo si verifichi davvero nei dati economici: solo allora si potrà alzare il costo del denaro.
In questo modo il numero uno della Banca centrale USA ha consolidato l'inversione al ribasso nei rendimenti dei titoli di Stato USA a lungo termine, già iniziato nelle scorse settimane. Questo rende possibile assistere a nuovi rally nei mercati azionari fino alla fine dell'anno grazie ad un incremento delle valutazioni aziondali.
Questa è una partita che analizzeremo nei prossimi mesi, perchè un tapering non ha mai portato nulla di buono nei mercati azionari. Farlo in maniera soft e in tempi dilatati aiuterà gli investitori ad assorbire il colpo.
Riunione Fed: come si comporteranno i mercati?
Al di là del lato tecnico analizzato a fondo nel webinar, nelle prossime settimane il trend sarà determinato dal focus degli operatori. Quanto più verrà posta l’enfasi sui rischi di inflazione, sulla loro natura strutturale e non temporanea e sulla necessità che la Fed intervenga per rallentarne il corso, tanto più si assisterà ad un pattern simile a quello di venerdi 18 giugno.
Al contrario, qualora i dati sull’inflazione futura dovessero confermare la tesi della Federal Reserve secondo cui i rialzi sono solo temporanei e che il trend dell’inflazione è facilmente controllabile, allora prevarrà la lettura lunedì 21 giugno. I titoli ciclici sovraperformeranno e il mercato continuerà a prezzare la ripresa in atto.
Il problema è che i due scenari sono opposti e la scelta di uno o dell’altro comporta scelte drastiche in termini di asset allocation. Tale selezione, mai come ora, dipende da sfumature molto lievi nella lettura dei dati macro o nell’interpretazione dei comunicati della Banca centrale USA. Questo renderà i mercati più volatili del solito e probabilmente giornate come quella di venerdì 18 e lunedì 21 si ripeteranno in futuro.
In linea con l'economista: asset chiave e strumenti analizzati
Il post Fed sembrava candidare i mercati a pesanti cadute verticali. La chiusura della scorsa settimana presenta un altro scenario. Se non ci saranno cadute che andranno oltre la settimana di Borsa, con aumento della volatilità e dei volumi, i mercati azionari potrebbero salire in modo continuo per un altro mese. Da monitorare le aperture e le chisure settimanali, per essere preparati a qualunque evenienza, anche quella di inversione a V.
Abbiamo, infine, analizzato in dettaglio i livelli chiave long e short da seguire secondo gli indizi lasciati dalle mani forti su Bitcoin, oro, argento e petrolio. A seguire gli indici di Borsa più importanti al mondo: S&P 500, DAX, Dow Jones e NASDAQ 100.
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