L'espansione della Cina provocherà un big bang della finanza mondiale. Queste parole riecheggiano nella sala del Bloomberg New Economy Forum di Singapore in quanto pronunciate dall'Amministratore Delegato della Borsa di Hong Kong, Nicolas Aguzin. A suo avviso la Cina tra 10 anni diventerà la prima economia mondiale e il mercato dei capitali cinesi sarà il triplo di quello attuale. Il Paese guarderà all'esterno per espandere gli investimenti che arriveranno da tutto il mondo.
Tutto questo nonostante la Borsa di Hong Kong abbia subito un rallentamento notevole negli ultimi tempi, a causa del giro di vite delle Autorità di Pechino su tutta una serie di settori cruciali per l'economia del Dragone. Questo si è riflesso negli utili, in calo per 2 trimestri consecutivi, e nelle Offerte Pubbliche Iniziali, crollate in quest'ultimo trimestre del 40% in termini di raccolta rispetto allo stesso periodo del 2020.
Cina: regole più rigide per chi si quota a Hong Kong
Secondo Aguzin, la pressione normativa non diminuirà a breve, tuttavia servirà per stabilire chiaramente le regole di partecipazione e nel medio-lungo termine ciò porterà a una stabilizzazione. Tra queste regole vi sarà la revisione riguardo la sicurezza informatica delle società tecnologiche che intendono quotarsi a Hong Kong.
Questo potrebbe rallentare le IPO di tante aziende che contavano di diventare pubbliche senza il bisogno di passare al vaglio delle Autorità. Gary RIeschel, fondatore di Qiming Venture Partners, ritiene che la radicalizzazione delle normative potrebbe avere un impatto sui flussi di capitale in Cina, tuttavia Hong Kong avrebbe comunque successo se mantenesse la sua indipendenza.
Cina: una crescita economica più lenta ma più sana
Alcuni segnali poco confortanti sull'economia cinese comunque arrivano da Leland Miller, Amministratore Delegato di China Beige Book. Attualmente la crescita sta rallentando in maniera preoccupante, con gli ultimi dati sul PIL di ottobre che hanno visto un incremento su base annuale solo del 4,9%, in diminuzione di 3 punti percentuali rispetto a quello del mese precedente. Questo è un brutto segno soprattutto in prospettiva futura per Miller, in quanto è molto difficile che allo stato attuale Pechino intervenga con misure di stimolo monetario e fiscale.
L'obiettivo di Xi Jinping in questo momento è quello di stabilire con fermezza le regole del gioco, considerando questa la strada maestra per raggiungere quella prosperità comune tanto sbandierata dal Governo. Per farlo il Premier cinese è disposto a passare sopra anche a un momentaneo per quanto brusco indietreggiamento della forza produttiva del Paese.
Il caso Evergrande è emblematico. Lo sviluppatore immobiliare rischia il default da un momento all'altro, trascinando con sé tutti gli altri e rischiando di far saltare il sistema finanziario mondiale. Ciò nonostante Pechino non si muove, puntellando di tanto in tanto con qualche dichiarazione a effetto, ma poco di più. Miller comunque è convinto che il contagio alla fine sarà limitato, perché il Governo ha il controllo sulle banche e su altre controparti. Tuttavia, a suo giudizio in questo momento non c'è un settore come quello immobiliare che possa rimpiazzarlo come cuore pulsante dell'economia cinese.
I mercati si aspettavano anche che gli stimoli pandemici potessero durare almeno un paio di anni, soprattutto alla luce della crisi energetica che sta risvegliando l'inflazione e del Covid-19 che sta rialzando la testa. Lo Stato però preferisce combattere il virus sul campo di battaglia per azzerare i contagi con misure draconiane, piuttosto che curarne gli effetti. Miller ribadisce che i leader governativi hanno deciso per una crescita dell'economia cinese più lenta, ma anche più sana.