L'economia mondiale e i mercati finanziari sono in questo momento condizionati da alcuni eventi che hanno attirato l'attenzione di tutti. Per incominciare si segue da vicino l'evolversi della vicenda Evergrande, il gruppo immobiliare cinese che sta collassando travolto da una montagna di debiti. Un minimo accordo raggiunto con i creditori è servito a dare ossigeno temporaneo ai mercati, ma la sensazione è che la situazione possa precipitare da un momento all'altro.
Un'altra variabile impazzita è la Federal Reserve e i suoi piani per ritirare la bambagia monetaria di questi ultimi anni. Sullo sfondo l'aggressività di una pandemia che è ancora presente e che continua a lasciare incertezze su quando davvero questa mala bestia abbandonerà per sempre le nostre vite.
Economia e mercati: 4 scenari per Nouriel Roubini
Quindi cosa succederà nel prossimo futuro? La gran parte degli osservatori, degli analisti e degli investitori se lo chiede, ma la risposta a questa domanda si fa ogni giorno sempre più colma di insicurezze. A provare a tracciare un quadro definito Nouriel Roubini, il grande economista che aveva predetto la crisi dei mutui subprime del 2008. In un editoriale, il professore di economia alla New York University ha illustrato 4 scenari che potrebbero verificarsi da qui al prossimo anno, in funzione della crescita globale e dell'inflazione.
Primo scenario: alta crescita e inflazione moderata
Sarebbe questo lo scenario ideale, con un PIL mondiale più forte rispetto a quanto atteso e un aumento dei prezzi in linea con l'obiettivo del 2% dichiarato dalle Banche Centrali. Se si dovesse configurare una situazione di questo tipo, vorrebbe dire che la stagflazione che in parte stiamo vivendo sarebbe stata condizionata dall'impatto della variante Delta, che ha imposto blocchi e chiusure.
Una volta ristabilita la normalità e ammesso sempre che non spuntino altri ceppi del virus ancora più insidiosi, si creerebbe un'accelerazione della crescita economica e allo stesso tempo una discesa dei prezzi. A quel punto gli istituti centrali potrebbero stabilizzare l'economia raffreddandola con il rialzo dei tassi senza provocare sconquassi nei mercati finanziari.
Le preferenze degli investitori sulle azioni subirebbero un cambiamento con il passaggio da quelle americane ai titoli europei, giapponesi e dei mercati emergenti, nonché dalle azioni legate alla crescita a quelle più connesse con il ciclo economico.
Secondo scenario: surriscaldamento dell'economia
In questa circostanza si verificherebbe un aumento della crescita generata soprattutto dall'equilibrio raggiunto sul mercato delle materie prime, ma tassi di inflazione ancora più alti rispetto agli obiettivi delle Banche Centrali. Queste ultime a tal punto si troverebbero dinanzi a una smentita delle loro convinzioni, ovvero l'inflazione non ha carattere temporaneo.
Di conseguenza non rimarrebbe loro altra soluzione che cercare di combatterla alzando i tassi di interesse per evitare un surriscaldamento in atto. Questo farebbe aumentare i rendimenti obbligazionari e diminuire il corso delle azioni. L'alternativa sarebbe seguire la curva nella speranza che i prezzi non corrano troppo oltre i target prefissati.
Terzo scenario: stagflazione
Questo scenario ipotizza una crescita lenta dell'economia accompagnata da un'inflazione elevata, alimentata soprattutto dalle politiche monetarie e fiscali molto accomodanti. Il quadro presuppone una difficoltà insita nelle Banche Centrali di liberarsi dalla trappola dei tassi. In altri termini, l'elevato indebitamento pubblico farebbe innescare un crollo sui mercati finanziari in caso di aumento del costo del denaro.
Un contesto di questa portata giocoforza renderebbe estremamente arduo combattere l'inflazione, che finirebbe per far innalzare i rendimenti delle obbligazioni, anche quelli reali. La situazione così descritta preparerebbe il terreno per una correzione dei mercati azionari almeno del 20% dagli ultimi massimi rilevati.
Quarto scenario: rallentamento stabile della crescita
Il rischio di questo scenario è che la domanda complessiva si indebolisca non in maniera transitoria ma strutturale. A favorire una situazione di questo tipo il ritiro anzitempo degli stimoli monetari delle Banche Centrali.
La scarsa crescita sarebbe nel tempo accompagnata da un'inflazione più bassa che rifletterebbe un'economia depressa. Gli effetti di tutto quanto si manifesterebbero nei mercati obbligazioni con una riduzione ulteriore dei rendimenti e in quelli azionari con una correzione rispecchiante l'andamento economico.
Nouriel Roubini: più probabili secondo e terzo scenario
Il 63enne di Istanbul esclude che possa verificarsi lo scenario roseo di alta crescita e bassa inflazione, sebbene auspicato da molti e prezzato dai mercati. Mentre ritiene più probabile una situazione in cui nel breve termine l'economia si surriscaldi.
A sostenere tale previsione, la convinzione che le Banche Centrali saranno bloccate tra l'incudine e il martello, ovvero intrappolate tra un livello troppo alto del debito pubblico rispetto a quello privato e un'inflazione costantemente sopra gli obiettivi.
Nel medio periodo la situazione potrebbe peggiorare e volgere verso la stagflazione, per via del perdurare degli shock relativi all'offerta. In questa fattispecie, gli istituti centrali potrebbero essere tentati di accettare prezzi più alti del dovuto pur di non scatenare il caos su economia e mercati.