L'argomento principe che si sta sostenendo in questi giorni alla COP27 di Sharm el-Sheikh riguarda le modalità per conciliare le esigenze dei Paesi più sviluppati con quelli in via di sviluppo in rapporto al cambiamento climatico. A tenere banco è la questione del finanziamento di 100 miliardi di dollari l'anno, promesso da molti anni dagli Stati ricchi, per fare in modo che i Paesi più poveri possano sganciarsi dalle emissioni di carbonio.
Al centro di tutta la questione comunque vi è l'esigenza di eliminare le centrali a carbone, considerate le più aggressive fonti di emissioni di gas serra nel pianeta. Per sbloccare la questione si stanno portando avanti dei progetti, denominati JETP.
JETP: cosa sono e come funzionano
Acronimo di Just Energy Transition Partnership, gli JEPT sono accordi di finanziamento per il clima che hanno come obiettivi la disattivazione delle centrali elettriche a carbone, la partecipazione del settore privato per finanziare gli sforzi di decarbonizzazione e la realizzazione di una transizione che sia "giusta" per i cittadini.
L'origine degli JETP è da ricondurre ai piani per combinare obiettivi climatici e sviluppo sostenibile in Sudafrica, partendo dal concetto di transizione giusta avanzato nel 2015 in occasione della formulazione del contributo iniziale a livello nazionale formulato dalla Commissione di pianificazione nazionale sudafricana. All'epoca, la transizione energetica in Sudafrica risultava molto ardua, in quanto il settore energetico era dominato dal carbone e controllato da Eskom, l'utility energetica statale, che si opponeva a qualunque forma di incremento delle energie rinnovabili.
Nel corso degli anni però la posizione dei funzionari governativi è cambiata perchè si sono resi conto che il settore energetico, travolto dai debiti e particolarmente inefficente perchè caratterizzato da frequenti interruzioni, aveva bisogno di una riforma radicale. Tutto ciò ha spinto il Governo ed Eskom a rivedere i piani energetici, includendo obiettivi climatici più ambiziosi e consentendo agli investitori privati di entrare nel sistema.
Questo ha creato le condizioni affinché alcuni soggetti internazionali impegnassero risorse finanziarie al COP26 di Glasgow, aprendo la strada per il primo JETP tra Stati Uniti, Germania e UE e il Governo sudafricano. L'adesione ha comportato un impegno finanziario di 8,5 miliardi di dollari condizionato ad un importante progetto di riduzione dell'utilizzo di carbone che è stato presentato alla vigilia del COP27.
COP27: gli altri JETP
Gli altri JETP oggetto di discussione alla COP27 riguardano sempre Paesi dove il carbone ha una presenza importante dal punto di vista energetico. Uno è l'Indonesia, la cui domanda di energia cresce rapidamente e che potrebbe mettere in piedi uno JETP più grande rispetto a quello sudafricano. Il Governo in tal caso punta a finanziamenti da 25 a 30 miliardi di dollari entro il 2030.
Più difficile, invece, la situazione dell'India, che brucia più carbone del Sudafrica e dell'Indonesia messi insieme. A causa una domanda di energia che cresce a livelli da record, Nuova Dehli necessita di ogni risorsa, compreso il carbone, per far funzionare la sua economia. Poche speranze invece vi sono per il Vietnam, che era un altro candidato dello JETP, ma che si è auto-escluso imprigionando i principali attivisti climatici del Paese.