“Sebbene l'incremento del Pil nel 2022 sarà migliore di quanto stimato in precedenza, rispetto alle previsioni intermedie estive l’outlook per il 2023 è significativamente più debole in termini di crescita e maggiore per quanto riguarda l’inflazione”. È quanto emerge dalla pubblicazione del nuovo rapporto sulle stime economiche della Commissione europea.
Lo studio, intitolato “ L’economia europea ad un punto di svolta”, evidenzia che, “dopo una prima parte di 2022 solida, l’economia europea è entrata in una fase decisamente più sfidante”.
Questo perché la vicinanza geografica con i teatri di guerra e l’elevata dipendenza dalle forniture russe rende l’Europa particolarmente esposta all’attuale fase di crisi. “La crisi energetica sta erodendo il potere d’acquisto dei consumatori e penalizzando la produzione”.
Commissione Ue: le stime aggiornate su Pil e inflazione in Europa
La crescita di Eurolandia, rileva la Commissione, è destinata a contrarsi “in maniera significativa”. Nell’anno corrente, Bruxelles, che in estate stimava un +2,6%, si attende un rialzo del Pil del 3,2% mentre l’anno prossimo il dato dovrebbe segnare un +0,3%, dal +1,4% precedente.
Dal +8,5% del 2022, l’inflazione tra i Paesi aderenti la moneta unica l’anno prossimo scenderà al 6,1%, per avvicinarsi al fatidico 2% della BCE nel 2024 (2,6%).
Le stime aggiornate sull'economia italiana
Anche per quanto riguarda il nostro Paese, la Commissione europea ha migliorato la stima di crescita per il 2022 al 3,8% e ridotto il dato relativo il prossimo anno allo 0,3%. Nelle previsioni estive i due dati erano rispettivamente visti al 2,9 ed allo 0,9 per cento.
Il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni si attende un incremento del 3,7% nell’anno corrente mentre la view sul 2023 è in linea con quella della Commissione.
Dopo una fiammata all’8,7% nel 2022, Bruxelles vede la crescita dei prezzi al consumo passare al 6,6% l’anno prossimo ed al 2,3% nel 2024.
In un contesto caratterizzato, “dal comparto manifatturiero e da quello delle costruzioni che già a partire dell’estate hanno iniziato a fornire segnali di indebolimento, e con le dinamiche legate alle riaperture che hanno esaurito il loro effetto, l’impatto negativo degli elevati prezzi dei prodotti energetici è destinato a divenire dominante in corrispondenza della fine dell’anno”.
L’economia italiana “è destinata ad entrare in contrazione, con una ripresa tangibile che non è attesa prima della seconda metà del 2023”.