Le Big Tech sono da tempo ormai oggetto della repressione da parte delle Autorità di Regolamentazione di tutto il mondo. Il potere enorme che hanno acquisito si è stratificato in tutti gli ambienti della nostra società, dal momento che questi colossi hanno la capacità di coinvolgere un numero incredibile di persone tramite le piattaforme social.
In questo gli Organi di controllo si sono posti un problema relativo alla sicurezza della grande quantità di dati che i giganti del Web gestiscono, nonché del predominio assoluto che hanno nei confronti della concorrenza, come pure dell'influenza sulle elezioni politiche.
A tal riguardo gli Stati Uniti e l'Unione Europa hanno intentato diverse cause contro le grandi aziende, spesso chiamate e sborsare delle cifre cospicue per le multe più svariate. In verità, il loro potere non è stato mai seriamente messo in discussione e le somme che hanno dovuto pagare alla fine risultano poca roba rispetto alla quantità infinita di profitti che riescono a sfornare. Le ultime trimestrali dei FAAMG ad esempio ne sono una dimostrazione.
Repressione Big Tech: il cambio di passo di Pechino
Negli ultimi tempi però la Cina sta provando a scompaginare gli equilibri sgretolando il potere finora indiscusso delle grandi realtà tecnologiche. L'azienda di ride sharing Didi Chuxing è stata bersagliata dalle Authority di Pechino appena 2 giorni dopo la quotazione a Wall Street (link). Nell'occasione è stata ordinata la cancellazione dalle App Store delle società operanti in Cina come Apple, Huawei, ecc. per problematiche relative alla sicurezza dei dati gestiti.
Poi è toccato alle società di tutoring scolastico finire sotto le forche caudine del Dragone, che ha impedito alle stesse aziende di registrarsi come enti con scopo di lucro. Negli ultimi giorni altre 25 Big Tech sono finite nella lista nera dell'ex Impero Celeste e Tencent è corsa ai ripari vietando la registrazione di nuovi utenti sul suo social network WeChat. Un giro di vite questo che è costato alle società tecnologiche svariate centinaia di miliardi di dollari in Borsa.
Cina: i 4 pilastri della repressione delle Authority
Entrando nello specifico delle mosse di Pechino, molti si staranno chiedendo cosa effettivamente spinge il Paese guidato da Xi Jinping ad accanirsi in questo modo contro le grandi aziende tecnologiche. In realtà la repressione si basa essenzialmente su 4 pilastri: le attività bancarie, la regolamentazione antitrust, la sicurezza dei dati e l'uguaglianza sociale. Il Partito Comunista Cinese è ben consapevole che molti investitori, soprattutto stranieri, perderanno soldi in Borsa, ma sa altrettanto che il popolo approva queste riforme e garantisce tutto il proprio appoggio al Governo. Vediamo meglio cosa significano questi 4 pilastri.
Le attività bancarie
La Cina presta una grande attenzione alle classi rurali del Paese e, regolamentando una banca come si deve, impedisce agli istituti di credito di vendere prodotti rischiosi a soggetti ignari di tante cose. In questa ottica si inserisce l' affondamento dell'IPO da 37 miliardi di Ant Group, il gigante fintech legato ad Alibaba.
Nel novembre scorso la società finanziaria avrebbe dovuto fare il suo debutto in Borsa, ma le Autorità cinesi l'hanno bloccata imponendo una revisione della sua attività in termini bancari. Questo ha comportato un rinvio delle operazioni di quotazione a data da destinarsi.
La regolamentazione antitrust
Il dominio assoluto e incontrastato delle grandi aziende rischia di spazzare via le piccole imprese cinesi sostenute dal Governo. A cadere nella rete di Pechino è stata soprattutto Alibaba, vittima ad aprile 2021 di una multa record di 2,8 miliardi di dollari per attività monopolistiche.
Nella fattispecie l'e-commerce chiedeva una sorta di esclusiva ai commercianti che vendevano attraverso la sua piattaforma per evitare l'utilizzo di siti online rivali. Questo ha fatto scattare la repressione dell'Amministrazione cinese che ha comminato ad Alibaba una sanzione del 4% sul fatturato del 2019 per esercizio di posizione dominante verso la concorrenza.
La sicurezza dei dati
Alla base dell'attacco frontale a Didi Global ci sta la questione della sicurezza dei dati. La paura del Governo è che i dati sensibili degli utenti vadano a finire sotto il controllo di Paesi stranieri che possono utilizzarli per scopi non troppo edificanti. Tutto questo si inserisce nell'ambito della guerra tecnologica che la Cina sta sostenendo senza soluzione di continuità con alcuni Paesi, primo tra tutti gli Stati Uniti.
L'uguaglianza sociale
Il tema dell'uguaglianza sociale ha guidato il divieto ai tutor dell'istruzione a scopo di lucro. L'Amministrazione cinese teme che certe scuole private diffondano la paura ai genitori degli studenti che i propri figli rimangono indietro se non sborsano fiori di quattrini per la loro istruzione.
Questo argomento può estendersi anche ai diritti dei lavoratori. In questo si inquadra la pressione nei confronti del gigante delle consegne di cibo a domicilio Meituan. Il cruccio delle Autorithy è che venga garantito al personale addetto alle consegne di guadagnare almeno il reddito minimo locale.