- La posta in gioco per la FED è alta dall'esito delle elezioni USA, ma la politica monetaria dovrebbe restare dovish;
- Se vince Trump non vi sarebbe lo stesso scontro in passato sui tassi di interesse;
- In caso di affermazione di Biden i piani fiscali più ampi del Governo alleggeriscono la pressione sulla FED
Tra le tantissime ripercussioni che a vari livelli potrebbero avere le imminenti elezioni presidenziali USA e su cui si discute, desta molto interesse l'effetto che l'affermazione di uno dei contendenti avrebbe sulla politica monetaria della FED. Una cosa è certa sin da subito: vista la situazione di emergenza, l'atteggiamento della Banca centrale statunitense sarà doverosamente accomodante in modo da aiutare l'economia a riprendersi dal de profundis a cui l'ha relegata la pandemia.
Almeno fino al 2023 i tassi di interesse poi rimarranno bassi, come è stato più volte ribadito da Jerome Powell nelle ultime riunioni ufficiali del FOMC. Tutto questo non toglie che alcuni strascichi le urne americane li lasceranno inevitabilmente, quantomeno nei rapporti tra il nuovo Presidente degli Stati Uniti e il Governatore della Federal Reserve. Allora vediamo che cosa significherà in tal senso una vittoria di Donald Trump o di Joe Biden.
Donald Trump Presidente: una nuova luna di miele con Powell?
In passato tra Trump e Powell ci sono stati parecchi dissidi riguardo l'approccio della FED sui tassi di interesse. L'attuale inquilino alla Casa Bianca rimproverava il Governatore di tenerli ad un livello ingiustificatamente alto, soprattutto in rapporto alla politica monetaria attuata dalla BCE che invece li stava per portare sotto zero.
Questo avrebbe favorito l'eccessivo rafforzamento del Dollaro USA, con implicazioni negative per l'export statunitense. Oggi però questo rischio non ci dovrebbe più essere, in quanto il Covid-19 ha totalmente cambiato le carte in tavola. Certo, il tycoon magari spingerebbe per avviare i tassi in territorio negativo, però con una pressione rispetto al passato molto più attenuata.
Il mandato di Powell scade nel 2022 e la nomina di un altro Governatore, magari più flessibile, potrebbe da un lato non essere di facile ricerca, da un altro lato animare lo scontro all'interno del partito repubblicano che non troverebbe in questo momento consenso unanime.
Per queste ragioni, tra i due leader potrebbe anche nascere una luna di miele, o comunque un patto tacito di non belligeranza, impensabile fino a un anno fa. Sempre posto che Powell accetti un secondo mandato.
Joe Biden Presidente: una FED deresponsabilizzata sull'economia?
Da tempo la FED richiama a gran voce il Governo USA sulla politica fiscale, incitandolo ad attuarne una molto più generosa di quella messa in atto. Una presidenza di matrice democratica potrebbe accelerare il processo, essendo che i piani di stimolo fiscale di Biden dovrebbero essere più ampi.
Questo in un certo senso deresponsabilizzerebbe Powell dal risolvere attraverso la Banca centrale i problemi dell'economia. Essendo sganciato da tale fardello, il numero uno della Federal Reserve potrebbe anche accorciare i tempi di un eventuale rialzo dei tassi di interesse e non necessariamente tenerli a zero fino al 2023.
C'è però un altro aspetto che farebbe da contraltare: la questione razziale. Nel programma elettorale di Joe Biden questo tema tiene banco e quindi potrebbe passare una legislazione perché la FED raggiunga l'obiettivo di combattere la disuguaglianza razziale nell'economia attraverso la politica monetaria.
In tal caso l'istituto centrale sarebbe in qualche modo costretto a tenere bassi i tassi in modo tale da stimolare il lavoro soprattutto in quelle comunità minoritarie del popolo americano. Se dal punto di vista della politica monetaria tutto sommato non ci dovrebbero essere attriti tra la FED e la Casa Bianca, qualche problema potrebbe emergere in tema di regolamentazione bancaria.
È noto che i Democratici vorrebbero una supervisione molto più rigida riguardo gli istituti di credito. Sotto l'Amministrazione Trump i controlli in tal senso si sono parecchio ammorbiditi, come dimostrano le restrizioni allentate sul trading e sui vincoli alle banche.
A giudizio della forza politica di sinistra, tutto ciò ha contribuito a indebolire il sistema bancario dal punto di vista della struttura patrimoniale e finanziaria. Per questo la Federal Reserve potrebbe essere messa alle strette dal Governo per un cambio di marcia decisivo al fine di irrobustire il mondo degli istituti di credito.