Intesa Sanpaolo ha emesso sul mercato MOT e sull’EuroTLX di Borsa Italiana due nuove obbligazioni in dollari USA: la prima a tasso misto legata all’inflazione statunitense, la seconda a tasso fisso. I due nuovi strumenti hanno una scadenza prevista rispettivamente posta a 7 e 5 anni e vanno ad affiancare i collocamenti effettuati a marzo 2021 e febbraio 2021. Con quest’ultima emissione, l’offerta della banca comprende 56 obbligazioni. Vediamo ora i dettagli dei due nuovi prodotti.
Obbligazioni Banca IMI: i dettagli dell’ultimo collocamento
Entrando nel dettaglio dell’ultimo collocamento, l’obbligazione a tasso misto legata all’inflazione USA con ISIN XS2351324947 ha una scadenza prevista al 15 giugno 2028 e prevede una cedola annua fissa del 2% lordo per i primi tre anni, mentre per i successivi quattro anni presenta un tasso variabile. Il rendimento va da un minimo dell’1% ad un massimo del 2% lordo ed è legato all’andamento dell’indice CPI-U annuale statunitense.
Il bond a tasso fisso in dollari USA ha invece ISIN XS2351324517 e scadenza fissata al 15 giugno 2026. Con questa obbligazione gli investitori possono ottenere una cedola annua fissa dell’1,35% lordo. Il valore di questi strumenti dipende dall’andamento della valuta di riferimento nei confronti dell’euro: un apprezzamento della moneta unica contro il biglietto verde o la valuta australiana ne determinerà un deprezzamento. Al contrario, un ribasso della divisa estera nei confronti dell’euro provocherà un aumento di valore dei bond. Il taglio minimo per entrambi i bond è di 2.000 dollari.
Obbligazioni Banca IMI: a chi sono adatte?
Le nuove obbligazioni Banca IMI sono adatte a chi pensa che l’inflazione e il dollaro USA tenderanno a crescere nei prossimi anni. In questo senso, nell’ultimo meeting la Federal Reserve ha alzato le stime sull’indice dei prezzi al consumo statunitense dal 2,4% previsto nel meeting di marzo al 3,4% per il 2021. Oltre a questo, l’istituto centrale americano potrebbe alzare per due volte il costo del denaro entro il 2023.
L’avvio delle politiche monetarie restrittive da parte della Banca centrale statunitense unite all’atteggiamento della BCE che non ha ancora parlato di una normalizzazione della politica monetaria potrebbe quindi far apprezzare il biglietto verde nei confronti della moneta unica.