Mese di sentenze (non ancora definitive) quello di maggio per Bitcoin. Gli indizi c’erano tutti ed in questo articolo avevo cercato di segnalarli ai lettori di investire.biz. Obiettivamente la correzione è andata oltre le aspettative e questo mi fa pensare che se ci sarà, il rimbalzo non ci allontanerà molto dal minimo del mese appena trascorso che forse non è da considerare quello definitivo.
Vediamo in ordine cosa abbiamo capito dopo uno dei cinque drawdown più forti della storia della prima criptovaluta per capitalizzazione. La prima cosa, finanziariamente parlando, è che oro e Bitcoin non sono la stessa cosa. L’oro digitale non esiste semplicemente perché non ha buona parte di quelle caratteristiche che nel corso di secoli di storia il metallo giallo si è guadagnato sul campo.
Se le Banche centrali lo comprano per diversificare le riserve valutarie vi è un motivo. E una spiegazione c'è anche se l’andamento dei due asset da un anno a questa parte è completamente diverso. L’oro è sceso nel 2020, mentre il Bitcoin è salito. La valuta virtuale sta scendendo ora mentre il prezioso metallo giallo sta galoppando verso i 2.000 dollari l’oncia. Correlazione negativa significa che un asset è completamente l’opposto dell’altro.
Bitcoin: il problema dell'inquinamento
Il secondo elemento che ci insegna questo mese di maggio è l’evidenza che Bitcoin da adesso in avanti difficilmente riuscirà a scrollarsi di dosso l’idea che questa criptovaluta non avente corso legale oltre ad applicazioni pratiche molto modeste per il momento è tremendamente inquinante.
Se Elon Musk l’ha abbandonata per strada è perché si è reso conto di quanto controproducente sarebbe stato affiancare Tesla alla moneta digitale. Non saranno certo i maggiori utilizzi di rinnovabili a risolvere il problema semplicemente perché le rinnovabili non sostituiranno le fonti fossili nel giro di almeno una generazione.
Bitcoin: analisi tecnica e livelli di trading
Il terzo punto è di natura tecnico grafica. La caduta non ha nulla di clamoroso rispetto a quelle del passato ma è andata a violare una serie di supporti tecnici che sembrano indicarci come questa fase potrebbe non essere ancora giunta al termine.
Uno di questi supporti chiave è la media mobile a 200 giorni, violata nel drammatico calo del 19 maggio che ha portato Bitcoin a 30.000 dollari. Questo livello sta adesso facendo da tappo al tentativo di pullback della criptovaluta.
Quindi attenzione alla zona dei 41.500 dollari come livello di resistenza, ma anche alla formazione grafica recente. Il testa e spalle ribassista delle quotazioni è innegabile, ma teoricamente l’obiettivo del modello a 30.000 dollari è stato raggiunto. Il problema è che l’estensione della seconda gamba ribassista è pari a 1,618 volte la prima.
Potrebbe essere un’onda 3 di un downtrend oppure una gamba C di una correzione A-B-C. Lo capiremo presto. Un segnale positivo deriverebbe dalla capacità dei corsi di riguadagnare l'intorno dei 42.000-43.000 dollari. In caso contrario un nuovo impulso è da mettere in preventivo con l'obiettivo 20.000 dollari.