Nemmeno il tempo di quotarsi in Borsa che Didi Chuxing è stata aggredita dal Regolatore cinese del cyberspazio. Con un provvedimento attuato nel fine settimana, infatti, la Cyberspace Administration of China ha ordinato agli store di applicazioni di rimuovere la tech di trasporti cinese. L'Authority di Pechino ha fatto riferimento a gravi violazioni sulla raccolta e l'utilizzo di dati personali degli utenti.
Già due giorni prima dell'annuncio, l'organo di regolamentazione aveva fatto sapere dell'inizio di una revisione riguardo la sicurezza informatica di Didi. Ora invece i grandi negozi virtuali di app che operano in Cina come Apple, Huawei e Xiaomi, hanno l'obbligo di eliminare l'azienda di ride sharing dal catalogo offerto. Tuttavia, gli utenti che hanno scaricato la piattaforma prima dell'ordine esecutivo potranno continuare a utilizzare il servizio.
Didi: stop alla registrazione di nuovi utenti
Oggi si attende la reazione in Borsa della società tecnologica con sede a Pechino. Intanto le azioni della SoftBank Group, che è uno dei maggiori azionisti di Didi, sono crollate a Tokyo del 5,40%. Didi ha fatto il debutto nella Borsa americana il 30 giugno dopo quella che è stata una delle più grandi IPO degli ultimi 10 anni con una raccolta di 4,4 miliardi di dollari. Quando venerdì 2 luglio l'Autorità cinese aveva rivelato l'indagine, il titolo era sprofondato dell'11%, chiudendo poi la seduta a -5,30%.
Didi adesso deve rientrare nell'ottica in cui, come altre big tecnologiche del Dragone, segue il rispetto di alcuni requisiti legali, in modo da salvaguardare la riservatezza degli utenti. Dal canto suo, l'azienda ha interrotto le registrazioni di nuovi utenti a partire da sabato 3 luglio e ha comunicato l'intenzione di voler rientrare negli standard nazionali voluti dall'organo di controllo.
Tuttavia, ha anche affermato che il provvedimento normativo della Cyberspace Administration of China avrà delle ripercussioni sulle sue entrate, almeno nel territorio cinese. Ricordiamo che Didi nel 2020 ha registrato ricavi per 21,6 miliardi di dollari, sostenendo però una perdita netta di 1,6 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2021 invece l'utile netto è stato di 837 milioni di dollari.
Il core business dell'azienda ha iniziato a rallentare, per questa ragione la big tech ha allargato il giro d'affari nel settore della riparazione auto e in quello della consegna a domicilio di cibo, oltre ad aver investito molto nella ricerca sulla guida autonoma.
Tech cinesi: continua l'assalto delle Authority
Il giro di vite del Regolatore cinese sui gruppi tecnologici non si è fermato dopo Didi e ha preso di mira stamattina altre due società internet operative nell'ex Impero Celeste. Una è Boss Zhiping, una società di reclutamento online, quotata a Wall Street a giugno e che ha raccolto 912 milioni di dollari. L'altra è Full Truck Alliance, nata dalla fusione nel 2017 tra le due app cinesi di camion, Yunmanman e Huochebang, anch'essa sbarcata a New York nel mese di giugno dopo un'Offerta Pubblica Iniziale da 1,6 miliardi di dollari.
Come Didi, anche queste due società sono sostenute da Tencent, la quale è stata bersaglio mobile delle Autorità di Pechino per lungo tempo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che nel novembre 2020 lo stesso organo di controllo aveva mandato all'aria la quotazione della fintech Ant Group, controllata da Alibaba, che a sua volta ha subito una multa record di 2,8 miliardi di dollari per esercizio di potere dominante.
Tutte le società cinesi che si quotano negli Stati Uniti devono a quanto pare fare i conti con le severe regole del Dragone e questo potrebbe nei prossimi tempi scoraggiare altre aziende tecnologiche di approdare all'estero. Anche perché il mercato cinese è essenziale per lo sviluppo della propria attività e trovarsi di fronte a blocchi come quello di Didi comprometterebbe seriamente il business aziendale.